raccolta differenziata compressed
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Raccolta differenziata : una delegazione da New York per studiare il ” caso Milano “

Cestini intelligenti che avvertono quando sono pieni, zero plastica nelle scuole e raccolta dell’umido anche tra le bancarelle dei mercati rionali. Grazie a innovazione tecnologica e impegno educativo Milano punta sempre più in alto sul tema della gestione dei rifiuti. E mentre Roma affonda nell’immondizia a causa di sprechi, inefficienze e costi esorbitanti, il capoluogo lombardo si scopre all’avanguardia nello smaltimento e del riciclo: prima grande città europea a superare il 50 per cento di raccolta differenziata, oggi Milano è a quota 54 per cento. In Europa solo Vienna fa meglio.

Le buone pratiche milanesi hanno attirato l’attenzione anche oltreoceano. Una delegazione dell’assessorato all’ambiente di New York è arrivata in città per studiare il “caso Milano” e per lanciare una sfida: raggiungere quota “zero waste”, l’azzeramento della produzione di immondizia, entro il 2030. Milano risponde e punta in alto: «L’obiettivo entro i prossimi quattro anni è di arrivare al 65 per cento di materiale differenziato e riciclato», racconta l’assessore all’ambiente Marco Granelli. Con uno sguardo a materiali finora poco considerati, come i tessuti. «New York recupera il 6 per cento di quelli buttati, per noi è una una delle nuove frontiere da esplorare».

Un improvviso balzo nel futuro che ha trovato pronti i milanesi. I più anziani si ricordano ancora quando c’era la “ruera”, la spazzatura delle famiglie ammucchiata nell’angolo del cortile dei caseggiati. Tra un anno vedranno comparire i primi “smart bins”, i bidoni dotati di chip che possono essere monitorati a distanza per sapere se sono pieni o ostruiti. Ne arriveranno 15 mila in tutta la città entro il 2018.

Eppure il salto di qualità all’ombra della Madonnina è arrivato solo di recente. Nel 2012 la percentuale di raccolta differenziata in città era al 32 per cento. Un anno più tardi è partita la raccolta dell’umido e la cifra si è impennata di oltre venti punti. La svolta a Milano è partita con l’avvio del lavoro casa per casa, che ha permesso di eliminare i cassonetti. «Ma conta molto anche la gestione di tutta la catena.

Dalla raccolta al trattamento, dal recupero alla produzione di energia: a Milano è tutto integrato», spiega Valerio Camerano, amministratore delegato di A2A, il gruppo che dal 2008 controlla Amsa, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti in città. A2A punta sul recupero della materia riciclata, grazie a sei nuovi impianti per lavorare vetro, carta, plastica e organico. Con un piano di investimenti da 500 milioni di euro fino al 2020. «Entro il 2030 vogliamo arrivare al recupero il cento per cento della materia raccolta con la differenziata in impianti del gruppo». Mentre già ora solo lo 0,1 per cento del residuo indifferenziato finisce in discarica: il resto viene utilizzato per fornire calore a 20 mila famiglie, ed energia elettrica ad altre 130 mila.

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Per l’assessore Granelli a Milano c’è già la sensibilità giusta, «ma possiamo fare ancora di più, soprattutto nei quartieri di periferia e in quelli dove sono molti i city users che non abitano stabilmente in città e quindi sono meno sensibili al tema». L’ultima idea, una vera missione impossibile, è quella di intervenire sui mercati rionali. Per dire addio alle cassette sfondate e alla frutta avanzata in mezzo alla strada dopo che le bancarelle se ne sono andate. Mesi di formazione per operatori e addetti, con volantini anche in cinese e arabo, per insegnare a lasciare la spazzatura ordinata e divisa. Cose dell’altro mondo, per quei milanesi che ricordano i tempi della “ruera”.

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