Massimo Galli
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Massimo Galli e Fabrizio Preglisco, rispettivamente primario dell’ospedale Sacco e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, hanno commentato il passaggio della Lombardia dalla zona gialla alla zona arancione. Tra cauto ottimismo e inviti alla massima prudenza. Preoccupano la lentezza dei vaccini e l’alta mortalità.

L’ampliamento della zona gialla nel nostro Paese, che da lunedì riguarderà la maggioranza delle Regioni, “non deve farci dimenticare che siamo in una situazione di assoluta precarietà per quanto riguarda la pandemia, siamo sospesi”. E se vogliamo evitare problemi “il cambio di colore non può e non deve essere ‘tana libera tutti’. Stiamo andando meglio, ma non tanto meglio da accantonare la prudenza: serve essere molto cauti”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano, commentando i cambi di colore delle Regioni che da lunedì saranno nella maggioranza gialle, ad esclusione di 5 che restano arancioni.

“Che il cielo ce la mandi buona”. Massimo Galli, primario di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, commenta così la decisione di mettere la Lombardia in zona gialla. Dopo l’annuncio del governatore Attilio Fontana, l’infettivologo sentito dall’agenzia Dire spiega: “Se i numeri su cui calcoli la zona rossa o la zona gialla sono sbagliati, questo tira e molla non mi stupisce”, ha affermato in riferimento al passaggio da zona rossa a gialla in una settimana.

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Zona gialla, il commento dell’infettivologo Galli

Il bilancio della diffusione del virus? “Non sta andando particolarmente male però ancora non così decisamente bene, c’è sempre da fare un distinguo tra il perseguimento dell’obiettivo e l’applicazione piuttosto scolastica dei conti. Siamo oltretutto in momento in cui anche la vaccinazione batte la fiacca”.

Pregliasco: Preoccupa dato mortalità

Il cambio di colore, che sarà effettivo da lunedì quando entreranno in vigore le nuove regole, per il virologo Fabrizio Pregliasco rappresenta una sorpresa. “Sembrava che si dovesse partire da zero e aspettare 14 giorni. Evidentemente, però, la valutazione complessiva della situazione ha prevalso”, spiega l’esponente del Comitato tecnico scientifico regionale e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano. L’evoluzione dell’epidemia in Lombardia è in miglioramento, “ma c’è comunque un dato giornaliero che inquieta: quello della mortalità”.

L’alto numero di morti, spiega a Dire lo stesso Pregliasco, potrebbe indicare una sottostima dei casi reali: “È vero che la mortalità è l’ultimo indicatore a diminuire, ma se rimane così alta vuol dire che la situazione complessiva continua a essere importante”.

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Alla domanda se quindi la prossima estate dovremo essere più prudenti rispetto a quanto lo siamo stati l’anno scorso, il docente universitario non ha dubbi: “Direi di si. D’estate dovremo essere più cauti rispetto allo scorso anno, speriamo di poter andare in spiaggia“. Il rischio è quello di non poter proprio stendersi sulla sabbia o sul bagnasciuga. “Anche perché”, come ha tenuto a sottolineare Crisanti, “a fine agosto Israele è andato per la seconda volta in lockdown, e il clima, per chi non lo sapesse, è simile a quello italiano”. 

 

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