Premier Conte insieme al Ministro Gualtieri scaled 1
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Il nuovo Dpcm entro il 9 novembre: come sarà il nuovo lockdown

Secondo le ultime indiscrezioni, il premier è al lavoro su un nuovo Dpcm che sarà pubblicato la prossima settimana e che porterà ulteriori restrizioni nella vita sociale per evitare il lockdown totale. La data di lunedì 9 novembre sarebbe il limite in cui entrerebbero in vigore le nuove misure. Il presidente del Consiglio predisporrà un’ulteriore stretta con chiusure delle attività commerciali, ulteriori incentivi allo smart working nel settore pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, probabilmente con il ricorso all’autocertificazione. Ma andiamo con ordine.

La nuova stretta in arrivo servirà a fronteggiare il cosiddetto “scenario 4”, quello più temuto e delineato in un report dell’Istituto Superiore di Sanità e dal ministero. Lo “scenario 4” prevede la “situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5)”. Al momento sono 5 le regioni a rischio lockdown totale, ovvero si trovano nello scenario 4. Sono Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta, a cui si aggiunge la provincia autonoma di Bolzano.

L’ipotesi più probabile è che la prossima settimana il governo metta sul tavolo nuovi interventi, sfruttando il voto alle Camere di mercoledì 4 novembre sulle comunicazioni di Giuseppe Conte. E in tal modo verrebbe “salvaguardata” la festività religiosa del 1-2 novembre. Le misure potrebbero partire dal fine settimana, al massimo come detto entro il 9 novembre.

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Le due ipotesi sul nuovo lockdown entro il 9 novembre

Sono due le ipotesi sul tavolo in merito al nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri in arrivo entro lunedì 9 novembre.

In estrema sintesi: un lockdown morbido, soft o “alla francese”, oppure un lockdown duro, quasi “totale” come quello di marzo.

Ecco allora le due ipotesi allo studio:

  • la prima è quella più drastica, ovvero chiudere tutto per almeno un mese lasciando aperte soltanto le fabbriche, le scuole materne e quelle elementari e i negozi dei generi di prima necessità rendendo possibile muoversi da casa se non per motivi validi e validati con il modulo di autocertificazione. Sarebbe una situazione molto vicina al lockdown totale;
  • la seconda prevede invece chiusure a livello regionale e comunale, incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, sempre con il modulo di autocertificazione.

L’idea del “lockdown soft” alla francese: le attività chiuse e quelle aperte

L’idea di Palazzo Chigi, però, resta quella di evitare la chiusura delle scuole materne ed elementari. Il premier sembra volersi rifare al modello “morbido” della Francia di Emmanuel Macron. E allora un nuovo Dpcm chiuderebbe tutto ciò che viene definito “non essenziale”, probabilmente per un mese, lasciando tuttavia aperte alcune attività fondamentali:

  • Fabbriche;
  • scuole materne ed elementari;
  • aziende agricole;
  • negozi alimentari;
  • farmacie ed altri esercizi che vendono beni essenziali.

Non ci si potrebbe muovere da casa propria senza un’autocertificazione che ne attesti la necessità per motivi di lavoro, salute o per fare la spesa. In sostanza il nuovo Dpcm dovrebbe prevedere l’uscita solo per andare al lavoro, portare i figli a scuola, fare la spesa o per ragioni mediche. E lo stop ai confini comunali e regionali con lockdown territoriali nelle città più colpite.

Ora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha davanti tre opzioni che rappresentano tre diverse proposte di restrizioni:

  • la prima sono i lockdown territoriali, limitati ai centri urbani più in crisi: a prima vista sembra semplice, in realtà si tratterebbe di chiudere grandi città come Milano, Napoli, Torino e Roma;
  • la seconda restrizione è la chiusura dei confini regionali;
  • la terza è la chiusura di tutte le scuole con l’estensione della didattica a distanza a ogni tipo di istituto.

Quanto potrebbe durare un nuovo lockdown?

Se a queste restrizioni si aggiunge il divieto di mobilità e la chiusura delle attività essenziali si preconizza un nuovo lockdown in Italia.

Quanto potrebbe durare questa ulteriore stretta? Secondo la Fondazione Gimbe “senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio”, ci vorranno “almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata”.

Anche Francia e Germania d’altra parte hanno deciso la chiusura delle attività non essenziali per un mese. Come annunciato dal premier Emmanuel Macron in conferenza stampa le nuove misure di “confinamento” entrate in vigore oggi dureranno fino al primo dicembre, mentre in Germania il lockdown soft voluto dalla Cancelliera inizierà il 2 novembre e avrà la stessa durata di 4 settimane.

Basterà un mese per piegare la curva dei contagi?

Come sappiamo il primo lockdown arrivò per tappe intermedie e durò molto più a lungo. Conte chiuse le scuole il 4 marzo, cinque giorni dopo estese il divieto sugli spostamenti in tutta Italia, mentre l’11 proclamò il lockdown vero e proprio chiudendo bar, ristoranti e negozi. Il picco dei contagi arrivò il 21 marzo, solo 10 giorni dopo, quando vennero registrati 6557 nuovi casi, ma da quel momento in poi la discesa fu molto lenta tanto che sui giornali si iniziò a parlare di plateau.

Rispetto alla prima ondata ci sono però delle differenze: oggi siamo più pronti e più preparati a gestire il virus, sia a livello individuale che di strutture sanitarie. Va poi detto che l’obiettivo di un eventuale nuovo lockdown non sarebbe quello di eradicare il virus (ambizione che come sappiamo si è rivelata velleitaria), ma quello di “raffreddarlo” e rallentarne la diffusione in modo da dare respiro agli ospedali e provare a resistere fino a primavera quando (forse) arriverà il vaccino.

I LOCKDOWN PREVENTIVI

In questi giorni, si legge nell’articolo tradotto da ‘Internazionale’, “si fa strada l’idea secondo cui i governi potrebbero introdurre una serie di lockdown preventivi, ognuno della durata di circa due settimane. In questo caso le chiusure potrebbero essere programmate per coincidere con le vacanze scolastiche, in modo da minimizzare le conseguenze negative per il sistema formativo. Nel Regno Unito significherebbe imporre un lockdown ogni due mesi”.

I lockdown preventivi sarebbero introdotti periodicamente in momenti prestabiliti, anche se il numero dei casi di contagio fosse relativamente basso. Conoscere in anticipo la data delle chiusure potrebbe inoltre ridurre l’impatto sull’economia, mentre la durata breve e la scadenza predeterminata potrebbero renderli più accettabili per la popolazione.

Per ora si tratta solo di ipotesi anche se la strada dei lockdown brevi è stata già presa da Irlanda del Nord e Galles.

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