Motori360 Cathay Pacific 03
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Tutti si interrogano su come potrà essere la fase 2 della lotta al coronavirus, quella in cui seppur lentamente tutti i settori dovranno provare a riprendere la loro normale attività.

I dubbi maggiori riguardano naturalmente le aree del turismo e dei trasporti.

 Alcune compagnie aeree hanno già avviato delle misure drastiche: Emirates a Dubai su alcuni voli ha svolto dei test sierologici rapidi per verificare se vi fossero passeggeri positivi a Covid-19. Ma il nodo vero è un altro: gran parte dei paesi, dal Portogallo alla Thailandia, hanno chiuso le frontiere e anche quando dovesse esserci una parziale riapertura – non prima di giugno – comunque è possibile che alcune nazioni impongano un periodo di quarantena di 15 giorni a chi arriva dall’Italia.

E’ la domanda che moltissime persone si pongono in attesa della Fase 2 che partirà il 4 maggio. E se lo chiedono in particolare tutti coloro che a causa del coronavirus e dei blocchi hanno dovuto rinunciare a viaggi prenotati e richiesto rimborsi o voucher alle compagnie.

Mentre alcuni paesi europei si preparano a riaprire, la Commissione UE ha invitato gli Stati membri di Schengen e quelli associati a prorogare le restrizioni dei viaggi non essenziali in Europa fino al 15 maggio.

Questo perché l’esperienza di altri paesi più colpiti dalla pandemia dimostra che le misure anti-contagio richiedono più di 30 giorni per essere efficaci. La Commissione invita i paesi a un approccio coordinato e uniforme su quando riapriranno le frontiere. Lo stop ai viaggi e l’invito a estenderlo fino al 15 maggio riguarda 30 paesi, ossia quelli dell’area Schengen più Bulgaria, Croazia, Cipro, Romania, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Al momento il Governo italiano non ha annunciato una data a partire dalla quale si potrà ricominciare a viaggiare normalmente, né le modalità con cui lo faremo. Quel che è certo è che le prenotazioni per l’estate all’interno del territorio europeo sono ferme, e gli esperti prevedono una ripresa graduale dei viaggi all’estero a partire da novembre-dicembre, con boom di partenze previsto da gennaio 2021.

Ciò non vuol dire che non potremo partire per l’estero fino al 2021, ma che per ora non ci sono direttive al riguardo. Gli esperti ritengono che la Fase 2 in Italia durerà almeno 6 mesi e non potremo tornare alla normalità in estate, poiché il rischio di una seconda ondata di contagi è dietro l’angolo.

Anche una volta che ricominceremo a uscire di casa dovremo abituarci a rispettare il distanziamento sociale, a indossare la mascherina, a prendere i mezzi con accesso contingentato e a fare la fila per entrare nei negozi. Per quanto riguarda i viaggi, per ora gli spostamenti per il turismo all’estero e sul territorio nazionale sono vietati, il 99% delle flotte aeree è a terra (aperti solo alcuni collegamenti per motivi di emergenza) e i treni hanno rimodulato il servizio per garantire solo i servizi minimi essenziali.

Le disposizioni attualmente in vigore consentono viaggi solo in caso di necessità assoluta, che devono essere autocertificate.

La stragrande maggioranza dei paesi ha bloccato ingressi e arrivi fino a data da destinarsi, ma alcune compagnie di volo hanno comunicato la data di fine sospensione (che ovviamente potrebbe essere prorogata). Sia Air Canada che la russa Aeroflot, ad esempio, hanno annunciato la sospensione dei voli da/per l’Italia fino al 1 maggio 2020.

Fase 2, come si farà a viaggiare con l’aereo?

Tra le ipotesi a cui si lavora c’è ad esempio quella che prevede di lasciare vuoti i posti di mezzo, in modo da garantire ai passeggeri un adeguata distanza. I voli dunque riprenderanno, ma l’affluenza sugli stessi sarà molto ridotta. C’è chi si sta attivando in tal senso. La compagnia Delta Airlines ha ad esempio annunciato che sta apportando delle importanti modifiche agli standard di volo prevedendo un riduzione dei passeggeri. Dello steso tenore anche l’iniziativa lanciata da American Airlines chiamata Posti rilassati che prevede il blocco del 50% dei posti medi su ciascun aereo.

Le opinioni discordanti delle compagnie low cost

Anche EasyJet, ferma dallo scorso 30 marzo, ha fatto sapere che l’ipotesi a cui si ragiona per la ripresa è quella di lasciare vuoti i posti intermedi dei tre disponibili per lato nella fusoliera. Johan Lundgren, amministrato delegato della compagnia low cost, ha così presentato il piano di rilancia della compagnia: “Lavoreremo con le autorità e ascolteremo le opinioni dei clienti su ciò che ritengono sia la cosa giusta da fare, in particolare nel periodo di riavvio delle attività, una fase che non sappiamo quanto durerà. Stiamo anche pensando a sistemi di sanificazione degli aerei che possano essere ancora più efficaci”. Di parere nettamente contrario è invece l’altra celebre low cost, Ryanair, secondo la quale lasciare un posto di distanza tra i passeggeri non sarebbe un modo efficace per garantire la sicurezza e inoltre questo sarebbe difficilmente sostenibile per le compagnie aeree.

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