La Villa Litta di Lainate e il Ninfeo dalle mille sorprese
Il Ninfeo di Villa Visconti Borromeo Arese Litta è situato a pochi chilometri da Milano, a Lainate, un incantato giardino delle delizie, dove perdersi prima in un parco splendido e verdissimo, e poi tra incredibili mosaici, grotte giochi d’acqua.
Il monumentale ninfeo, che si erge poco lontano dal palazzo, costituisce uno dei luoghi di delizie più sorprendenti e raffinati della cultura rinascimentale in Lombardia. Fu celebrato nel tempo da molti visitatori illustri .
Vissuto in contatto con i Medici, i Gonzaga e molte delle altre maggiori famiglie nobiliari, Pirro I Visconti Borromeo, seguendo la moda del tempo, non volle esser da meno nel costruire un edificio destinato al piacere e allo svago, capace di celebrare il rango sociale da lui raggiunto.
Godersi i meravigliosi giochi d’acqua e le incredibili architetture barocche di un’epoca in cui era di moda, tra le famiglie della grande nobiltà, realizzare questi giardini delle delizie, utilizzati soprattutto per intrattenere gli ospiti, o per ospitare feste nelle più svariate occasioni.
Il ninfeo di Lainate però ha una storia particolare. Costruito sul finire del 1500 – tra il 1585 e il 1589 – da Pirro I Visconti Borromeo, fu pensato dai maggiori artigiani e maghi dell’idraulica dell’epoca. Il risultato finale?
Cambiò nei secoli, ma fin dall’inizio fu chiaro che era nato un luogo magico. Miracolosamente arrivato fino a noi.
Ci sono grotte artificiali, scherzi d’acqua diabolici – azionati da fontanieri nascosti all’interno di invisibili intercapedini della costruzione – statue neoclassiche, fontane di prezioso marmo di Candoglia, o di Carrara, stanze decorate da meravigliosi mosaici realizzati con pietre di fiume, dove appaiono anche un paio di unicorni. Si legge sul sito degli Amici di Villa Litta che “Il fronte sud del Ninfeo è arricchito da statue in stucco; due balaustre in pietra conducono all’atrio d’accesso al Ninfeo, chiamato Atrio dei Quattro Venti. L’ottagono è un punto di snodo. Proseguendo verso nord, lungo l’asse longitudinale principale sud-nord, si esce all’esterno in una zona di giardino, delimitata da 6 piedistalli marmorei, ove un tempo erano collocate altrettante statue in bronzo“.
Se ci spostiamo all’interno del Ninfeo invece “le sale del Ninfeo sono pressoché tutte decorate a mosaico di ciottoli tondi bianchi – quarzo – e neri – calcare – disposti a comporre complicati intrecci di motivi geometrici e floreali. Le decorazioni, diverse in ogni ambiente, si ripetono simmetricamente sulle pareti di ogni sala“.
I soffitti della sale sono affrescate con ciottoli dipinti “una tecnica assolutamente originale realizzata tra il 1587 e il 1589 da Camillo Procaccini (c. 1550-1627) (…) rappresenta un unicum nella storia delle realizzazioni a mosaico a noi note” e casomai non bastasse “nelle grotte vecchie troviamo un emiciclo, decorato con mosaici di ciottoli e stalattiti presenta anfratti e nicchie con statue di fauni e sedute. Oltre l’emiciclo si estende un labirinto che conduce ad una galleria coperta decorata con mosaico di ciottoli colorati. All’ingresso della galleria si presentano tre Naiadi in marmo bianco; la statua centrale, secondo la tradizione popolare lainatese, è detta “La Vegia Tuntona” (da tentona, tentatrice), sinonimo di perdizione e vita peccaminosa“. Ma torniamo alla storia del ninfeo.
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