«Non dobbiamo avere paura delle mutazioni del Covid-19. È attraverso le mutazioni che si favorisce l’adattamento del virus all’uomo. E questa che arriva dalla Gran Bretagna non è la prima».
Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dellUniversità Campus Bio-Medico di Roma, usa un tono rassicurante.
Ma non c’è il rischio che il vaccino sia meno o non sia più efficace?
Al momento si ipotizza una maggiore velocità nel contagio, che è quello che preoccupa maggiormente, ma non ci sono riscontri su una minore risposta del vaccino. Dobbiamo fare una sorveglianza molecolare e aspettare le prove di laboratorio.
Eppure sono proprio le mutazioni del virus dell’influenza che impongono vaccini sempre diversi…
Ma questo è un Coronavirus e le mutazioni sono assai più lente perché il genoma è molto più grande di quello dell’influenza. Anche se la mutazione interviene sul genoma, sulla proteina Spike, non agisce sulla superficie e quindi non inficia l’efficacia vaccinale. Del resto mutazioni ci sono già state. Tant’è che in Italia circolano almeno 13 varianti del virus che non sono però coinvolte né nella letalità né nella contagiosità e neppure nell’efficacia vaccinale.
Ma in questo caso sulla contagiosità c’è invece una forte accelerazione. Non è un segnale importante?
Non è la prima volta che una mutazione interviene accelerando la contagiosità di Covid-19. Già a marzo ipotizzammo una maggiore trasmissione a seguito della mutazione, intervenuta sulla proteina Spike, denominata DG614. A settembre su Nature hanno pubblicato uno studio secondo cui il ceppo originato da questa mutazione infettava 13 volte più degli altri. Oggi il 98% delle sequenze isolate sui pazienti italiani presenta questa mutazione. Il virus è cambiato ma non così tanto.
Quindi non bisogna modificare le misure per contrastarlo?
Distanza e mascherine ancora per un anno e nel frattempo vacciniamoci: così ne usciremo.
FONTE:IlSole24ore