Coronavirus, come sarà l’estate 2020 e come si andrà in spiaggia ?
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La “fase 2” non è ancora iniziata, ma complici le belle giornate, già in molti si domandano se quest’estate si potrà o meno andare al mare. La sottosegretaria al Turismo, Lorenza Bonaccorsi, è già al lavoro “per far sì che possa essere così”. Il sindacato balneari chiede “un’ordinanza nazionale che stabilisca modalità uniche per tutto il territorio”. E le aziende, intanto, si ingegnano e si attrezzano per proporre soluzioni utili agli stabilimenti ma anche ai bar e ai ristoranti.
Una proposta arriva da un’azienda di Serramazzoni (Modena) che sta proponendo una soluzione al problema cioè quello del distanziamento in spiaggia che è ancora in vigore per combattere l’emergenza coronavirus.
L’azienda modenese ha pensato a chi vorrà andare in spiaggia dopo l’emergenza Coronavirus e ha progettato dei box trasparenti con pareti di plexiglass e profili in alluminio.
I box sono di 4,5 metri per lato con un “accesso” da un metro e mezzo di ampiezza.
Tra le soluzioni, inoltre, ci sarebbe anche quella di lasciare almeno tre metri tra un ombrellone e l’altro, oppure aggiunta barriere di plexiglass da interporre tra ogni coppia di lettini. Ma, almeno per ora, si tratta solo di un’idea.
LE OPINIONI DEGLI ADETTI DEL SETTORE
Ma le proposte vengono subito stroncate senza appello dagli addetti ai lavori. “Bella cosa la fantasia, ma qui non ci siamo – attacca Gaetano Callà, presidente provinciale dei ristoratori Fipe Confcommercio -. Non ha senso. Piuttosto che aprire così, butto via la chiave del mio locale. Non è nella nostra indole lavorare in questo modo. Meglio stare chiusi che rischiare di trasformare ristoranti, pizzerie e bar in camere a gas. Distanziare la clientela di un metro? Anche questo lo vedo molto difficile: se da centoposti, ipotizzo, passi a 25 o anche a 50, il personale ti serve tutto lo stesso, le utenze e le tasse le paghi. Non ne esci. Gran parte dei miei associati paga i costi con gli incassi del giorno. Bollette e utenze andrebbero sospese per uno o due anni, poi quando ci si riprende paghi a rate quel che devi. Inutile rinviare a settembre. Ma aprire blindati anche no: meglio aspettare tempi migliori. Sappiamo che gli italiani hanno voglia di uscire, non vogliono restare isolati, ma non si può ripartire in questo modo”.
“Ho visto quelle immagini sui social – fa eco Diego Casadei, presidente provinciale dei bagnini di Oasi Confartigianato -, posso dire che mi fanno inorridire. Mi sembrano più che altro trovate pubblicitarie, del tutto fuori luogo. Noi oggi non conosciamo gli sviluppi della pandemia né le modalità di una eventuale riapertura. Comunque dentro quelle gabbie sulla sabbia noi i turisti li cuoceremmo a fuoco lento. Cosa vieni a fare in vacanza se devi stare recluso in un box, senza poter fare il bagno, senza relazioni con le persone? L’ospedale a cielo aperto non va. Vedremo cosa succede – spierga ancora Casadei –: se la spiaggia tornerà fruibile in modo ragionevole e sicuro, per noi operatori e per i turisti, saremo pronti sul pezzo, attuando le precauzioni e le misure che ci verranno indicate dalle autorità. Vogliamo garantire una vacanza vera. Non ci sono alternative”.
“Tutti i giorni mi arrivano improbabili proposte per l’estate – aggiunge Mauro Vanni, presidente della Cooperativa bagnini di Rimini -, tunnel igienizzanti, macchinari cinesi che passano tra le file di ombrelloni e spruzzano spray, adesso spuntano anche i separatori in plexiglass. La ritengo una stupidaggine assoluta: sarebbero delle saune, per non dire di peggio tipo forni. Tra l’altro ingestibili da montare, e a costi folli. Non vedo bene la gente in costume con la mascherina. Il turismo balneare mal si concilia ai tempi del coronavirus”.