Da domani, sabato 26 novembre, nel percorso museale della GAM – Galleria d’Arte moderna di Milano, sarà allestita l’opera “Lullaby”, realizzata da Maurizio Cattelan nel 1994 con le macerie del PAC – Padiglione d’Arte contemporanea. L’opera sarà donata al Museo del Novecento ed entrerà a far parte delle Collezioni civiche.
Dopo il periodo di esposizione al Cimitero Monumentale, “Lullaby” si pone ora, nell’elegante cornice neoclassica della Sala da ballo, in stretta relazione con il capolavoro di Pellizza da Volpedo, allestito nella sala adiacente ma visibile attraverso la serie scenografica dei tre archi divisori, quasi a disegnare a una parabola che segna l’inizio e la fine di un secolo.
Il progetto espositivo porta dunque nel cuore del percorso museale della GAM le contraddizioni del Novecento: da “Il quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, recentemente riallestito nelle sale del museo, dove i lavoratori compatti avanzano verso il futuro, a “Lullaby”, installazione che trasmette il senso della tragedia e invita alla riflessione su un episodio drammatico degli anni Novanta.
“Maurizio Cattelan dimostra ancora una volta un affetto profondo per Milano – dichiara l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. ‘Lullaby’ è un’opera potente e simbolica, che racconta con efficacia straordinaria un pezzo di storia dolorosa della nostra città. Per questo è particolarmente significativo che entri a far parte delle collezioni civiche, che appartengono a tutti i cittadini e cittadine e custodiscono una parte preziosa della loro memoria. Il suo allestimento in una delle sale più suggestive della città, davanti a un’opera-icona come il Quarto Stato – prosegue l’assessore Sacchi – crea un cortocircuito emotivo capace di rinnovare lo sguardo su un intero secolo, quel Novecento italiano di cui Milano è capitale assoluta”.
Maurizio Cattelan ha realizzato “Lullaby” con le macerie recuperate in una discarica nei giorni successivi alla strage di via Palestro: è il 27 luglio 1993 quando, alle 23:34, esplode in via Palestro, proprio davanti al PAC, un’autobomba. Una strage di matrice mafiosa che provoca la morte di cinque persone – i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Drissalle – e la distruzione del muro esterno del Padiglione d’Arte contemporanea, lo spazio espositivo progettato da Ignazio Gardella nel 1954.
La prima esposizione dell’opera, in due diverse versioni, è del 1994 alla prima personale all’estero dell’artista presso la Laure Genillard gallery di Londra e, in contemporanea, a una collettiva al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris. A Londra una parte dei detriti è contenuta in un borsone da viaggio blu, simile a quello utilizzato per raccogliere il materiale delle demolizioni, ma che allo stesso tempo ricorda le borse utilizzate negli ospedali per trasportare la biancheria contaminata. Nella versione parigina, ora esposta alla GAM e donata dall’artista al Museo del Novecento, i resti del PAC sono raccolti in 40 sacchi di plastica bianca stoccati su due pallet.
L’atto di donazione dell’opera alle collezioni del Museo del Novecento, in corso di perfezionamento, diventa dunque una restituzione simbolica alla città di un pezzo del suo passato, e non solo un importante contributo alle collezioni civiche contemporanee.