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Non ancora approvato dall’Ema (l’Agenzia europea dei medicinali) e, dunque, non valido per le certificazioni vaccinali. Il mancato riconoscimento del vaccino russo Sputnik V per ottenere il Green pass (dal 6 agosto obbligatorio per accedere a servizi e attività aperti al pubblico) è un caso.

«In questo momento non siamo nelle condizioni di poter utilizzare il green pass per il vaccino russo perché non è stato ancora approvato dall’Ema» aveva spiegato negli scorsi il ministro della Salute Roberto Speranza.

In attesa del via libera dell’Ema

A inizio giugno Mosca, tramite il Russian direct investment fund, aveva detto di aspettarsi il via libera al vaccino russo contro il coronavirus entro due mesi. Una possibilità sulla quale, il 25 giugno, il premier Mario Draghi si era mostrato scettico arrivando a dire che «forse non sarà mai approvato». L’immunologo italo-americano Anthony Fauci ha definito il vaccino russo «molto buono».

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PROBLEMI ANCHE PER SAN MARINO?

Da una parte dunque ci sono le limitazioni degli spostamenti all’interno del territorio italiano dei cittadini di San Marino (la piccola Repubblica tra la Romagna e le Marche ha già raggiunto l’immunità di gregge somministrando nel 90% dei casi proprio il medicinale russo non ancora autorizzato dall’Unione europea).

Dall’altra parte gli effetti sul flusso turistico in dalla Russia: una situazione aggravata dalla concorrenza di altri Paesi europei come la Grecia, Croazia Cipro che invece hanno deciso da tempo di aprire le porte ai viaggiatori che hanno ricevuto il vaccino russo. Oltre al caso della Slovacchia che riconosce Sputnik V e ma anche i vaccini cinesi Sinovac Sinopharm.

Ma il sottosegretario del suo dicastero Pierpaolo Sileri ha dichiarato di battersi proprio perché siano riconosciuti perla certificazione verde anche i vaccinati con preparati non autorizzati in Europa. «Chi vive a San Marino e ha fatto lo Sputnik non può non essere riconosciuto dal Servizio sanitario nazionale».

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