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Questa volta Milano ha puntato sulla creatività, capi definiti «empatici». Vestiti e borse ricchi di dettagli preziosi, per sentirsi eleganti dalla mattina quando si va al lavoro, fino alla sera, quando scatta il party-time.

Capasa parla di una crescita dei buyer arrivati in città tra il 16 e il 18 per cento. «Per esempio, all’UniCredit Pavilion, sede del Fashion Hub, dove espongono i giovani selezionati da Camera Moda, si sono registrati 9 mila ingressi contro i 7 mila di settembre».

Un successo confermato dalla rassegna stampa straniera. Gucci di Alessandro Michele è il marchio che ha rivoluzionato lo stile degli ultimi tempi a cui tutti fanno riferimento (fast fashion in testa). Elogiata anche Miuccia Prada per la sua bella collezione «antidoto ai cicli insostenibili del consumismo». E qui abbiamo anche Donatella Versace, che ha fatto sfilare le sue donne sulle parola «Uguaglianza». E poi Fendi, Ferragamo che ha rinfrescato la sua immagine e re Giorgio. Capasa ricorda anche i nuovi talenti in calendario: «Msgm di Massimo Giorgetti, anche designer di Pucci, Marco De Vincenzo, arruolato dal gruppo francese del lusso Lvmh, Arthur Arbesser viennese di nascita, milanese per amore del Made in Italy».

Il risveglio della moda fa bene al turismo: «Sono 15 mila le persone stimate durante la fashion week», osserva Cristina Tajani, assessore a politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca al Comune. Le mostre di Haring, Warhol e Basquiat hanno registrato oltre 20 mila visitatori solo nel weekend. Poi ci sono le fiere che attraggono buyer e visitatori.
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