È quanto ha stabilito l’università Cattolica Sacro Cuore: “Così tuteliamo i pazienti”. Ma tra gli studenti c’è chi protesta
Stop al tirocinio da infermieri se non ci si sottopone al vaccino anti Covid-19. È il sunto della lettera recapitata agli studenti del corso di laurea in Infermieristica dell’Università Cattolica che opera in collaborazione con la Poliambulanza di Brescia.
Brescia, senza vaccino anti Covid niente tirocinio per studenti infermieri
Per coloro che non hanno aderito alla campagna vaccinale, sarà temporaneamente sospeso il tirocinio professionalizzante
: è questo il succo della lettera che hanno ricevuto i 240 iscritti al corso triennale di Infermieristica dell’università Cattolica collegato alla fondazione Poliambulanza di Brescia.
A riportarlo è il Giornale di Brescia. Una decisione – spiega nella lettera la responsabile del corso Letizia Bazoli – presa per tutelare quelle persone che non possono essere sottoposte ai vaccini anti Covid
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La vaccinazione anti Covid-19 degli operatori di Fondazione Poliambulanza è partita giovedì 7 gennaio. Un sondaggio eseguito tra le 2700 persone che, a vario titolo, prestano la loro opera nel nostro ospedale – ha commentato il Direttore Generale Alessandro Triboldi – ci dice che oltre il 93% si sottoporrà alla vaccinazione. Un atto di responsabilità da parte di medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici, addetti amministrativi, ma anche operatori di ditte esterne per i servizi di pulizia, guardiania, bar e ristorazione, studenti in tirocinio e la piccola comunità delle nostre suore. Prevediamo di coinvolgere fino a 1000 persone alla settimana, impiegando quindi 3 settimane circa per completare la somministrazione della prima dose, pronti per inoculare la seconda dopo 21 giorni
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L’obbligo di vaccinazione contro il coronavirus potrebbe essere un’ipotesi costituzionalmente praticabile solo attraverso una legge del Parlamento o di un decreto legge del governo che sia poi convertito in legge
, commenta sulla vicenda Giuseppe Carbone, Segretario Generale FIALS; vero anche che ricorrere all’obbligo è sempre un po’ una sconfitta della ragione
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La strada da percorrere, secondo la FIALS, sarebbe quella di un mix di promozione e moral suasion
e solo se i risultati non dovessero essere quelli sperati si potrebbe pensare di inserire una clausola per gli operatori sanitari e per quelli a stretto contatto con il pubblico e rendere obbligatorio il vaccino
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SI PROSEGUE CON LE VACCINAZIONI
Secondo l’ultimo aggiornamento, in Italia sono state somministrate un milione di dosi di vaccino, con una media di circa 75mila dosi al giorno negli ultimi giorni. Finora sono state vaccinate 627mila donne e 374mila uomini, pari all’1,7% della popolazione italiana: 754mila operatori sanitari, 159mila personale non sanitario, 87mila ospiti nelle RSA.
Le regioni che hanno utilizzato il maggior numero di dosi a disposizione sono Campania (88,5%), Veneto (77,2%), Emilia-Romagna (73,9%) e Umbria (73,4%). Tra le regioni che non sono ancora riuscite a somministrare il 50% delle dosi a disposizione, invece, ci sono la Calabria (43,3%) e la Basilicata (47,4%), mentre la provincia autonoma di Trento è al 56,4%.
Resta il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18, fortemente criticato dalle Regioni, ma saranno esclusi i “bar con cucina” che potranno continuare con l’asporto solo per il cibo. Il provvedimento non interessa ristoranti e pizzerie che quindi potranno, come accaduto finora, continuare con l’asporto fino alle 2 e il delivery senza limiti.
Per i bar l’asporto è consentito esclusivamente fino alle 18.
Dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico; resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze; per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 l’asporto è consentito esclusivamente fino alle 18″.“
Divieto di asporto dopo le 18: ecco i codici Ateco interessati
Stop all’asporto dopo le 18 per chi svolge come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina) e 47.25 (commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati): lo prevede la bozza di Dpcm messa a punto dal governo.
La conferma arriva anche da Ministro della Salute Roberto Speranza che ieri in riunione con i presidenti di Regione ha dichiarato: “Confermiamo divieto di asporto solo per i bar e non per i ristoranti dopo le 18″.
Nella riunione con il governo, le Regioni avevano chiesto che fosse vietata solo la vendita di bevande e non l’asporto in generale. Una richiesta ascoltata solo parzialmente, anche se prima di capire bene quali attività saranno coinvolte bisogna attendere le Faq. Per il momento nele testo si legge.
“Per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 – si legge nel testo – l’asporto è consentito esclusivamente fino alle 18”