Un pasticciaccio brutto e poco rispettoso nei confronti della purezza che fa di Mantegna il maestro più misurato e aureo del suo tempo. Ventimila euro per un intervento magistrale affidato agli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che hanno rimosso le parti posticce favorendo nuovi studi sulla datazione; non più circoscritta agli anni giovanili, ma scivolata verso la maturità, gli anni Novanta del Quattrocento, poco dopo il celeberrimo Cristo Morto di Brera. Il “Mantegna ritrovato” si intitola infatti la mostra che inaugura giovedì e che, senza l’appoggio di un partner, non si sarebbe forse fatta. “Bisogna riscoprire il valore del mecenatismo, soprattutto oggi che la crisi, i tagli, il covid hanno minato la sopravvivenza della cultura”. E lancia un appello a chi potrebbe farsi portavoce di un impegno etico e civile. Nel Salone dell’Affresco vibra di una dolcezza contagiosa, protetta da un sipario che rende la scoperta intensa come un’epifania.
POLDI PEZZOLI: la Madonna del Mantegna torna a splendere al museo
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La Madonna e la marchesa. Fra le sale del Museo Poldi Pezzoli è avvenuto un incontro virtuoso. Un capolavoro del Quattrocento ha incantato una mecenate milanese sensibile alla grande bellezza del patrimonio italiano e al problema eterno della sua conservazione che ha deciso di finanziarne il restauro ( costato ben 20 mila euro) . La piccola ma preziosissima tela di Andrea Mantegna (1431- 1506), che ritrae la Vergine col bambino addormentato fra le braccia, aveva bisogno di un restauro complesso. Una specie di salvataggio. Nel 1863, infatti, Gian Giacomo Poldi Pezzoli affidò il dipinto a Giuseppe Molteni, allora direttore della Pinacoteca di Brera, noto per i suoi interventi un po’ invasivi sui quadri del passato. Senza remore, Molteni caricò la veste della Madonna con inserti dorati e allungò addirittura la braccia di Maria sui bordi laterali, alterando tutta la composizione e la prospettiva.
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