La riorganizzazione della fase 2 terrà conto di tutti i suggerimenti che provengono dai vari gruppi di lavoro e saranno inseriti nel decreto del governo.
Per garantire il rispetto delle norme aziende e negozi dovranno compilare un modulo che autocertifica il rispetto delle prescrizioni imposte su dotazioni dei dispositivi di sicurezza personale, sanificazione, presenza del medico e tutte le altre regole che saranno diversificate a seconda delle filiere. Dovranno essere in ogni caso garantiti turni diversificati per i lavoratori e privilegiato lo smart working.
Diverso è il discorso per i bar e i ristoranti, dove la riapertura appare ancora lontana rispetto all’inizio della fase 2. Le tabelle Inail assegnano infatti a questi luoghi di ritrovo un livello di rischio elevato. Dunque si sta valutando la possibilità di concedere, oltre alle consegne a domicilio che già vengono effettuate, il servizio da asporto. In questo caso l’ingresso sarà scaglionato, così come già avviene per tutti gli altri negozi già aperti, e calcolato sulla base della metratura dei locali. La misura rimane quella di 40 metri quadri fissata nell’ultimo decreto dove possono entrare due dipendenti e un cliente.
Più articolato il piano per il trasporto pubblico, che dovrà tenere conto delle esigenze delle Regioni e soprattutto dei Comuni più grandi. Su autobus e metropolitane i passeggeri potranno stare soltanto seduti e comunque mantenendo la distanza, dunque su posti alternati rendendo inevitabilmente ridotta la capienza. Ecco perché si sta valutando la possibilità di aprire le zone a traffico limitato favorendo così il trasporto privato. L’alternativa sarebbe aumentare il numero delle corse. Ma anche creare aree di scambio dove si possa lasciare il proprio mezzo e utilizzare il servizio sharing di auto e bici.
Nella gestione dell’entrata e dell’uscita dei lavoratori dagli uffici devono essere favoriti orari scaglionati e laddove possibile, prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate”. Vanno “limitati al minimo indispensabile gli spostamenti all’interno dell’azienda, non sono consentite le riunioni in presenza, favorendo il collegamento a distanza o, se le stesse sono necessarie, possono avvenire garantendo un adeguato distanziamento e riducendo al minimo il numero di partecipanti. L’accesso di fornitori esterni potrà avvenire secondo modalità, percorsi e tempistiche ben definite dall’azienda; per le attività di carico e scarico si dovrà rispettare il distanziamento.
Il rapporto Inail raccomanda che per gli spazi comuni, comprese le mense aziendali, i punti di ristoro e gli spogliatoi, i servizi igienici, deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti, una turnazione nella fruizione nonché un tempo ridotto di permanenza all’interno degli stessi, naturalmente con adeguato distanziamento. Devono essere limitati al minimo indispensabile gli spostamenti all’interno dell’azienda.
Nel tempo libero si potrà tornare a passeggiare anche lontano da casa ma da soli, massimo in due se non si tratta di conviventi e mantenendo la distanza. Mascherina e guanti serviranno anche per spostarsi a casa dei familiari quando non si può stare ad almeno un metro uno dagli altri. Ma con queste precauzioni sarà possibile tornare a incontrarsi. Il divieto di assembramento rimane – sia al chiuso, sia all’aperto – e servirà a proteggere soprattutto i giovani.
E’ probabile che il divieto di circolazione da un Comune all’altro non venga rimosso subito, ma se davvero scenderà l’indice di contagio si potrà andare anche in altre regioni. E questo favorirà una ripartenza del turismo. Molto dipenderà però dalla sicurezza che gli amministratori locali riusciranno a garantire rispetto alla tenuta del sistema sanitario.
La febbre a 37,5
Gli esperti evidenziano come «nella fase di transizione, va considerato il rischio di una riattivazione di focolai nei luoghi di lavoro». Per questo dovranno esserci termoscanner all’ingresso «e se la temperatura risulterà superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro. Le persone in tale condizione saranno momentaneamente isolate e fornite di mascherine, non dovranno recarsi al pronto soccorso o nelle infermerie di sede ma contattare il proprio medico curante». In caso di «sintomi di infezione e tosse lo dovrà dichiarare immediatamente all’ufficio del personale e si dovrà procedere al suo isolamento».
Avvisi e dispenser
«Nelle aziende devono essere affissi poster e locandine sulle misure di igiene personale e l’azienda metterà a disposizione idonei mezzi detergenti per una raccomandata frequente pulizia delle mani». I tecnici ritengono «opportuno, soprattutto nelle aree geografiche a maggiore endemia o nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti di Covid-19 prevedere, alla riapertura, una sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. In ogni caso va garantita la pulizia giornaliera dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni nonché la sanificazione periodica».
Coronavirus fase 2: come si valuta il rischio
Il rischio integrato è un indice che, tenendo conto di diversi fattori riguardanti il modo in cui i lavoratori devono svolgere il loro lavoro, quantifica la possibile esposizione al coronavirus. La lista dei 97 settori produttivi interessati da questo studio, compilata dall’INAIL in base ai codici Ateco e validata dal Comitato tecnico Scientifico, è stata quindi in tre fasce di rischio: basso rischio (verde), medio rischio (giallo) e alto rischio (rosso).
Basso rischio
Ben 49 attività su 97 sono state valutate come a basso rischio integrato. Tra queste troviamo: la pesca, l’agricoltura, le attività minerarie, le imprese edili e tutta l’industria manifatturiera, che comprende anche quella alimentare, chimica, tessile, metallurgica, del legno, della pelle e della carta. Incluse anche la fabbrizione di computer, auto e arredi, così come l’editoria, l’industria cinematografica, le agenzie immobiliari e di viaggio e le biblioteche. Data questa valutazione di basso rischio, queste attività potrebbero essere tra le prime a riaprire.
Rischio medio
Passando alle attività a medio rischio troviamo quasi tutti i settori commerciali, come la ristorazione, le attività sportive (palestre), i luoghi di istruzioni (scuole, università), i trasporti (bus, treni, navi). Anche tutti i lavoratori impegnati nella manutenzione di reti fognarie, nell’assistenza sociale residenziale, nei servizi alla persona e alla casa (bandanti, collaboratori domestici) e nel gioco d’azzardo rientrano in questa categoria.
Rischio alto
A più alto rischio sono invece il trasporto aereo e l’assistenza sociale e sanitaria non residenziale. Queste attività, per quanto non siano state sospese neanche durante la ‘fase 1’, sono comunque state riconosciute come ad alto rischio e quindi da riguardare in maniera particolare.
Link al PDF completo con la lista di tutte le attività e i rischi associati