Milano, Caravaggio il pittore dell’anno: boom di ingressi mentre dal 1 febbraio il Mudec si dedicherà alla pittrice messicana Frida Kahlo
Prenotazioni esaurite fino al 28 gennaio per la mostra su Caravaggio. (ultimo giorno dell’esposizione). L’unico modo per entrare è mettersi in fila. In tre mesi già staccati 250 mila biglietti.
Le prenotazioni sono già esaurite da tempo, le code alla biglietteria si formano ogni giorno. La mostra «Dentro Caravaggio» aperta fino al 28 gennaio ha toccato quota 250 mila visitatori in tre mesi, portando il Palazzo Reale di Milano — che la ospita — al milione di ticket staccati nel 2017. Chi non si è garantito l’ingresso programmato si mette in fila anche per quattro ore. Una folla di entusiasti che, talvolta, ha richiesto persino l’intervento della polizia locale per riportare l’ordine.
Caravaggio nelle sale del Palazzo Reale di Milano è un appuntamento imperdibile. Una mostra rigorosa e formativa, fondata su una campagna prestiti nella quale sono stati coinvolti alcuni tra i più importanti musei italiani e stranieri.
Diversamente da quel che spesso avviene nei (falsi) eventi dedicati a Caravaggio, in mostra ci sono non tele di dubbia autografia o di allievi più o meno diretti, ma opere di paternità certa. Esaltato da un allestimento sobrio, l’itinerario delineato è cronologico.
Milano, a un mese dalla mostra al Mudec di Frida Kahlo è già mania
Manca invece ancora un mese all’apertura della grande mostra che dal 1 febbraio il Mudec dedicherà alla pittrice messicana Frida Kahlo, e a Milano è già scoppiata la «Frida-mania». Molte vetrine di negozi hanno velocemente sostituito slitte e Babbi Natale con gonne, orecchini, camicie, cuscini, piatti, borse che riproducono il volto di Frida o particolari delle sue opere.
Dal Natale al Messico in un batter d’occhio, perché anche quello della Kahlo è un culto con un business fiorente.
L’omaggio più elegante, per ora, viene dalla libreria Feltrinelli che ha allestito la vetrina centrale su viale Pasubio con un piccolo libro, una biografia di Frida, posato davanti a un immenso autoritratto della pittrice.
Nel vicino negozio di High Tech, in piazza XXV Aprile, è invece un trionfo di tessuti, cuscini, ciotole, scatole, bicchieri, che partono dalla riproduzione fotografica delle opere e sconfinano nella generica evocazione di quel gusto «etnico» caro alla stessa pittrice che rivisitò l’arte popolare indigena e coloniale (per questo motivo abbondano i teschi che ricordano la festa del Dia de los muertos).
Ma la parte del leone la giocano i negozi di abbigliamento che propongono un assortimento di magliette, gonne, orecchini, borse, sciarpe. Del resto ai vestiti «stile Frida» — gonne lunghe e ampie, tanta bigiotteria, colori accesi e a contrasto, scialli — sono dedicati decine di siti di commercio on line, segno di un successo planetario.
Volto-maschera con le sopracciglia foltissime, il labbro superiore scurito da una fitta peluria, la Kahlo ha costruito già in vita il personaggio di se stessa sulla sessualità ambigua, gli amanti, il doppio matrimonio con Diego Rivera, l’impegno patriottico e nel partito comunista. Nonostante l’interpretazione proto-femminista della sua opera, il suo personaggio è stata mitizzato tanto che in Messico e tra le comunità ispano americane degli Stati Uniti è diventata una figura di culto, come nella città di confine di Tijuana, dove santa Frida protegge bambini, donne e mostre d’arte.
L’esposizione Frida Kahlo. Oltre il mito, programmata al Mudec dal 1 febbraio al 3 giugno, segue quella già organizzata a Milano al museo della Permanente nel 2004. Curata da Diego Sileo, specializzato in arte latinoamericana, riunirà oltre cento opere tra dipinti, disegni e fotografie.
È un progetto frutto di sei anni di studi e ricerche che promette, anche grazie alla consultazione di inediti materiali di archivio come quello della nipote Isolda Kahlo o quello ritrovato nella Casa Azul, dimora dell’artista a Città del Messico, nuove chiavi di lettura dell’opera di Frida.