La pandemia ha rappresentato un’accelerazione improvvisa per l’adozione dello smart working, ma molte aziende avevano già iniziato a considerarlo come soluzione organizzativa. Oggi, a quattro anni di distanza, il lavoro agile coinvolge un lavoratore su sei in provincia di Milano, con una percentuale che raggiunge il 17,5% tra le aziende situate nel capoluogo.
Questo dato emerge dall’analisi dell’Osservatorio Smart Working di Assolombarda-Zucchetti, che ha esaminato i numeri relativi a 900.000 dipendenti di 15.000 imprese del Nord Italia. Tra queste, il 40% ha sede nelle province di Milano, Monza, Lodi e Pavia, territori di competenza di Assolombarda.
Il rapporto, presentato durante il Forum delle relazioni industriali Relind, consacra l’area milanese come punto di riferimento per il lavoro agile. Nell’area di Assolombarda, infatti, l’utilizzo dello smart working tocca il 16%, superando la media del Nord Italia (13,3%) e quella nazionale stimata da Eurostat (12%). La percentuale sale ulteriormente nella Città metropolitana di Milano, dove raggiunge il 16,7%, e nel Comune stesso, con un picco del 17,6%. Al contrario, l’hinterland si attesta al 14,8%.
Milano si conferma così un modello per l’innovazione organizzativa e la flessibilità, dimostrando che il lavoro agile può diventare una leva strategica per migliorare la qualità della vita e la produttività aziendale.