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CAPODANNO CINESE: Per la festa le immagini sulle facciate celebrano l’integrazione

È come se i cinesi del quartiere avessero deciso di festeggiare il loro Capodanno Cinese con i compatrioti che li hanno preceduti, quelli che dagli anni Venti e Trenta hanno trasformato via Sarpi e dintorni: un laboratorio di convivenza che, piaccia o non piaccia, evolve a prodigiosa velocità.

Da sabato 28 gennaio, giorno in cui comincia l’anno lunare del Gallo ( capodanno cinese), fino al 5 febbraio verranno proiettate su tre edifici, dalle 18 alle 8, immagini evocative della presenza cinese a Milano nel corso degli anni.

Gli autori dell’operazione di arte pubblica, intitolata «Chinamen», sono una coppia di videomaker e illustratori milanesi, Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, già autori del fumetto «Primavere e autunni» (edito da BeccoGiallo), con protagonista il nonno proprio di Demonte, Wu Lishan, immigrato della prima ora.

A promuoverla è il centro studi Codici Ricerca e Intervento che, con il sinologo Daniele Brigadoi Cologna, segue con appassionata minuzia le metamorfosi del quartiere (l’iniziativa è all’interno del progetto «Milano Città Mondo #2 Cina» organizzato dal Mudec con il Comune, in collaborazione con il Forum della Città Mondo). Non tutto è andato secondo lo spirito dei promotori.

Era stata prevista un’altra location , in via Canonica. I condomini del palazzo interessato hanno rifiutato. Niente cinesi in casa, neanche dipinti.

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capodanno cinese proiezioni chinatown

Le immagini che saranno proiettate su due palazzi tra via Sarpi (civico 53) e via Lomazzo (civico 6) illustreranno proprio l’evoluzione del fenomeno: «Vedrete un venditore di perle “matte”, cioè di vetro smaltato, tratta da un’immagine d’epoca, tra il 1926 e il 1927.

Il Corriere restituiva in modo dettagliatissimo e colorito la vita di queste persone», dicono gli autori. E poi, raggruppate, tre icone dell’incontro fra due mondi: un cinese col codino (a ricordare la delegazione dalla corte imperiale Qing all’Expo milanese del 1906), un altro venditore di cravatte anni Trenta, un ragazzo d’oggi.

L’abbraccio di Milano ai cinesi è simboleggiato dalla terza immagine, sul lato della chiesa della Santissima Trinità in via Giusti: è una foto elaborata delle nozze di una delle molte coppie miste (uomini cinesi, donne lombarde) che si unirono dagli anni Quaranta.

Si tratta di Attilia Trabucchi, ancora in vita e attiva nel quartiere, e di Hu Bungko, che avrebbe aperto sia la pelletteria Nanchino sia, nel 1962 con tre soci, «La pagoda», primo ristorante cinese della città. Soggetto non casuale, dato il ruolo di sostegno all’integrazione da sempre giocato dalla parrocchia.

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