A Milano, l’aumento degli affitti mette a rischio sfratto 1.000 famiglie. La proprietà immobiliare San Carlo Trieste, che possiede 37 edifici nella zona Giambellino costruiti negli anni ’50, ha richiesto aumenti fino al 30% e minaccia sfratti per fine locazione. Questi edifici, che si trovano tra piazza Frattini e via D’Alviano, sono abitati in gran parte da famiglie di lavoratori con redditi medio-bassi e molti anziani. La società, con oltre 1.600 alloggi (di cui 200 affittati a breve termine), ha iniziato ad inviare raccomandate ai locatari per proporre aumenti significativi, come denunciato dal sindacato Sicet Milano. “In questi appartamenti ci sono circa 1.000 contratti a canone concordato grazie a un accordo sottoscritto nel 2018, ma le trattative per i rinnovi sono state interrotte unilateralmente dalla proprietà”, spiegano dal sindacato.
Una frattura che minaccia la stabilità del quartiere
Questa rottura nelle trattative getta ombre sul futuro delle famiglie residenti nel quartiere Grigioni, che da anni abitano questi edifici grazie agli affitti concordati. Sul tema sono intervenuti anche Elisa Scarano, presidente del Consiglio del Municipio 6, e Carlo Monguzzi, consigliere di Europa Verde, collegando gli aumenti dei canoni all’apertura della nuova linea metropolitana M4 nella zona.
Fine del canone concordato e rischio di gentrificazione
“Con l’arrivo della nuova fermata della metropolitana in Piazza Frattini, sta emergendo un grave problema sociale”, hanno dichiarato Scarano e Monguzzi in una nota. “Mentre la piazza si prepara alla riqualificazione, l’immobiliare San Carlo Trieste ha iniziato a spedire avvisi di sfratto a 1.000 famiglie residenti nei loro 37 edifici storici. È in atto un’ingiustizia che colpisce in particolare le famiglie con redditi medio-bassi e molti anziani, con aumenti degli affitti fino al 30% e minacce di sfratti per fine locazione, mettendo a rischio la stabilità di chi vive qui da decenni.”
Secondo i due politici, l’accordo del 2018 aveva dato speranza a molte famiglie di poter rimanere nel quartiere, ora a rischio di essere trasformato dalla gentrificazione. “È inaccettabile che, mentre erano in corso trattative con il comitato degli inquilini, la proprietà abbia interrotto il dialogo e imposto condizioni insostenibili. La maggior parte degli affittuari sta, giustamente, rifiutando le proposte inique dell’immobiliare”, aggiungono.
La nuova metro M4 non deve diventare un simbolo di esclusione
Scarano e Monguzzi hanno sottolineato che “la nuova linea metropolitana non deve diventare uno strumento di esclusione sociale. Invece di favorire la coesione, rischia di allontanare i residenti storici, creando ulteriori divisioni e tensioni. Non possiamo permettere che l’emergenza abitativa diventi la norma, né che Milano venga modellata per il profitto di pochi a scapito di molti.”
“I nostri principi di sviluppo urbano devono essere inclusivi, sostenibili e rispettosi dei diritti di tutti, senza lasciare spazio a un futuro di esclusione. È fondamentale agire subito per proteggere il tessuto sociale, salvaguardare il diritto alla casa e assicurare che ogni cittadino possa continuare a vivere nel proprio quartiere”, hanno concluso.