L’Università Cattolica “invade” la caserma Garibaldi: come sarà il mega campus per 10.500 studenti
Il progetto di riqualificazione, curato dallo studio Beretta Associati e sviluppato in contatto con la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, consentirà, attraverso un restauro conservativo del complesso ottocentesco, di costituire nel cuore della città il campus metropolitano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In questo modo l’Ateneo avrà la possibilità di ampliare in modo significativo la sede storica di Largo Gemelli e di estendere i propri spazi anche in relazione al crescente afflusso di studenti riscontrato negli anni recenti.
Un nuovo campus universitario nel cuore di Milano. Una struttura di 53 mila metri quadrati – con 153 piccole e grandi aule per le lezioni, spazi dove studiare, aree per la socialità di studenti e professori – che promette di trasformare l’angolo di città fra Cadorna e Sant’Ambrogio in un “campus urbano che non ha eguali in Europa – assicura il rettore Franco Anelli – per la sua estensione e centralità”.
«Un progetto a lungo sognato si sta concretizzando. Questo primo intervento, per ora limitato a una parte del complesso, consentirà di realizzare da subito nuovi spazi per la vita e la didattica del nostro Ateneo», spiega il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, introducendo l’incontro di presentazione del progetto di riqualificazione della Caserma Garibaldi che si è tenuta mercoledì 10 maggio proprio in uno spazio dell’ala Santa Valeria. Questo vuol dire che «la nuova sede della Cattolica, dopo dieci anni di lavoro intenso, di annunci e fatiche, è una realtà concreta». «Vorrei ringraziare – aggiunge il Rettore – tutte le Autorità coinvolte che con una coralità di azioni e in sintonia hanno collaborato per rendere possibile questo obiettivo che per noi è veramente di importanza cruciale per il futuro dell’Ateneo». In questo modo avremo un «campus urbano che non ha eguali in Europa per estensione e centralità» e «nel quale siamo lieti e orgogliosi di poter accogliere meglio i nostri studenti». Infatti, «l’idea è seguire le proposte o, meglio, la linea del ‘flexible learning’, che consente di avere spazi più contemporanei, non solo cablati e digitalizzati, ma anche fruibili tanto per una didattica classica, tradizionale, quanto per le attività degli studenti, i quali certamente vogliono tornare a frequentare e vivere l’Università».