Niente turisti, niente clienti: Starbucks non piace ai milanesi ?
Al di là dello sfregio recato al Palazzo delle Poste di Cordusio, a cui i milanesi sono storicamente affezionati, e per cui è soggettivo definire l’azione in questo modo o meno, la chiusura dei due punti vendita di Starbucks raccontano una cosa molto semplice: ai cittadini di Milano, il “caffè” venduto dagli americani, semplicemente, non piace. Non è un caso che le saracinesche siano state abbassate dopo due anni di pandemia durante le quali il turismo nel capoluogo lombardo ha fatto registrare i minimi storici o quasi. L’equazione è semplice: meno turisti, meno entrate per Starbucks (si parla di una riduzione del fatturato pari a circa il 50 per cento). Meno entrate per Starbucks, chiusura dei locali. È chiaro che l’attrattività di Milano a livello internazionale porti con sé investimenti dal sapore altrettanto globale, e questo di fatto un male non è. Ma quando tutto si ferma e i dati non sono gonfiati da clienti che poco o nulla hanno a che fare con chi la città la vive tutti i giorni, allora i conti si fanno più chiari e soprattutto più precisi.
Dopo la chiusura di di Turati e quello di Porta Romana, oggi rimangono 5 oggi i locali tradizionali che resistono:
- Starbucks Durini,
- Starbucks corso Vercelli,
- Starbucks Garibaldi,
- Starbucks via Restelli,
- Starbucks stazione Centrale
e ovviamente la Starbucks Roastery di Cordusio, che tra covid e calo turisti presenta conti in perdita .
I conti in di Starbucks Roastery di Piazza Cordusio
Nel frattempo il fatturato, anche per colpa del Covid, scende dagli 11 milioni del 2019 ai 6 del 2020. Le perdite, invece, ammontano a 17 milioni. E per fortuna che la torrefazione interna, in funzione 24 ore a ciclo continuo, fornisce i punti vendita Starbucks in buona parte d’Europa ripagando una parte dei debiti.
A quel punto si è capito che, anche causa covid-19 con annessa sparizione dei turisti, i ricavi dello scenografico monumento dove i milanesi prendevano il caffè espresso macinato al momento, erano in sofferenza.
Nonostante i prezzi non esattamente popolari. Espresso a 1,80 €, cappuccino a 5 €, cioccolata calda a 6,50 €, affogato, il gelato con l’azoto liquido, a 10 €.
E se i conti della Roastery non tornano, i due negozi aperti da appena 2 anni che oggi chiudono definitivamente, raccontano la storia di un amore tra Starbucks e Milano che, forse, non è mai sbocciato pienamente.