Il premier Mario Draghi ha convocato la cabina di regia per giovedì 23 dicembre, il giorno dopo la conferenza stampa di fine anno.
Sarà secondo le voci dell’ultim’ora l’occasione per lanciare un messaggio chiaro agli italiani che si preparano alle feste di fine anno e per ragionare sulla stretta di Capodanno. Tra quattro giorni si tireranno nell’esecutivo le somme sull’emergenza Covid, e il presidente del Consiglio si prepara a chiedere ai cittadini il massimo rispetto delle regole anti-Covid.
Il bollettino di sabato riportava 28mila nuovi casi e un tasso di positività al 4%. Negli ultimi sette giorni l’incremento dei contagiati è stato del 41%.
“Dopo 5-6 mesi il Green pass perde ogni giorno un po’ di validità rispetto alla circolazione del virus, se fossimo in bassa circolazione non sarebbe un problema ma in un momento di alta circolazione si deve pensare di ridurre la durata”.
Lo ha detto Guido Rasi, già direttore dell’agenzia europea dei medicinali e oggi consulente del commissario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo, a ‘Buongiorno’ su Sky Tg24.
Alcuni scienziati tornano a chiedere di ridurre la durata del certificato verde, attualmente di 9 mesi, a 6 mesi.
Green Pass ridotto nella durata da 9 a 6 mesi?
A fronte dell’aumento dei contagi (ieri 28mila casi, era da fine novembre del 2020, che non si verificava un picco simile) alcuni scienziati tornano a chiedere di diminuire la validità del Green Pass, attualmente di 9 mesi.
A preoccupare è la variante Omicron, più trasmissibile di Delta e sulla quale sappiamo ancora molto poco. I primi numeri “solidi” per capire i mesi che verranno arriveranno entro una settimana, dall’Inghilterra. Che siano giorni di confusione lo si capisce dal fatto che proprio nelle stesse ore in cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, comunica la presentazione di un atto delegato per uniformare in tutto il vecchio conteinente la validità della certificazione verde a 9 mesi, a Roma si fa strada l’ipotesi di un’ulteriore riduzione del certificato verde.
Intanto da lunedì altre regioni passano in zona gialla e secondo qualche quotidiano per Natale ci sono anche ipotesi di restrizioni mirate nei giorni più “caldi” per scongiurare un ulteriore aumento dei contagi.
Cabina di regia giovedì. Possibile divieto nazionale di feste, concerti, assembramenti di piazza per l’ultimo dell’anno e fino al 6 gennaio. Si ragiona sul test negativo anche per i vaccinati per accedere ai locali ad alta “densità”, ma Draghi tentenna.
Poi a gennaio due direzioni: o estensione del Super Green Pass o obbligo vaccinale per nuove categorie.
Eventuali misure restrittive verranno prese solo alla luce dei report della prossima settimana e soprattutto alle indicazioni degli scienziati. Senza allarmismi: certo è che l’Italia non si appresta a varare un vero lockdown come in Olanda e come probabilmente farà il Regno Unito.
Sicuramente si stringeranno le maglie, per esempio, sul rischio assembramenti che potrebbero causare un ulteriore peggioramento dei dati.
La presenza della variante Omicron era largamente attesa, in linea con quanto osservato anche negli altri paesi, ed è inevitabile un aumento dei casi nei prossimi giorni.
Per il 23 dicembre saranno disponibili i risultati della nuova indagine su Omicron, che arriveranno da una ‘flash survey’ fissata per oggi sottoponendo a un sequenziamento un numero di campioni statisticamente significativo raccolti in 24 ore.
Dunque il Green Pass potrebbe essere dato solo a chi fa la terza dose (e la durata potrebbe diminuire)
Al momento la certificazione verde per gli immunizzati è di 9 mesi (prima era 12), ma già dopo 5 o 6 mesi si osserva una diminuzione nella protezione offerta dal vaccino. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, ha detto che “Bisogna adeguare il passaporto verde alla protezione. Se questa diminuisce ed è necessario fare la terza dose, bisogna dare il Green Pass solo a chi fa la terza dose. Oppure deve essere ridotto il tempo per cui viene rilasciato e la sua validità”. Lo ha detto a “Metropolis”, il podcast di Repubblica condotto da Gerardo Greco.
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Covid: verso la stretta dal 31 dicembre al 6 gennaio
Cosa prevederà in sintesi la stretta di Capodanno secondo le indiscrezioni odierne?
Sul tavolo del governo ci sono le ipotesi dell’obbligo delle mascherine all’aperto e la possibilità del super green pass ovunque.
Cinquantamila casi a Capodanno: la stima allarmante che circola nel governo è questa. Non un numero campato per aria, visto l’aumento già in corso e considerando che si dovrebbe iniziare a sentire anche il peso della variante Omicron, che corre al ritmo di un raddoppio ogni due giorni.
La eventuali nuove misure restrittive non arriveranno per Natale e Santo Stefano. I
tempi sono troppo stretti. Molto più realistico un divieto nazionale di feste, concerti, assembramenti di piazza per l’ultimo giorno dell’anno. “Il bando, in realtà, potrebbe essere esteso anche agli altri giorni festivi fino all’Epifania – secondo Repubblica – E verrebbe accompagnato anche da una raccomandazione – se non addirittura da una norma – che punta a contenere il numero di commensali durante cenoni e occasioni conviviali”.
Da nord a sud gli eventi di piazza di Capodanno stanno già saltando come birillli, tra cancellazioni e dubbi. La novità è che la decisione non sarebbe più in capo ai sindaci: l’esecutivo potrebbe estendere la regola all’intero territorio nazionale, bloccando anche le feste aperte al pubblico, gli assembramenti di piazza e ogni altre possibile occasione di contagio.
L’obbligo di indossare mascherine all’aperto potrebbe essere introdotto ovunque (anche se già ora pure in zona bianca la mascherina è obbligatoria all’aperto in caso di assembramenti anche all’aperto). Ipotesi tampone anche per i vaccinati per accedere ai locali ad alta “densità” come discoteche, teatri, cinema e altri eventi.
Dagli esperti, in vista dell’eventuale stretta, arrivano sollecitazioni che fanno riferimento a misure drastiche. Omicron “è già arrivata e si diffonderà, dobbiamo trovare dei modi per mitigare e diluire l’impatto sulla curva dei contagi e assorbire al meglio le conseguenze, per questo tutti gli interventi possono aiutare e anche un lockdown ci permetterebbe di gestire meglio l’impatto. Capisco che non è facile ma dobbiamo essere flessibili”, dice il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano.
Il professor Matteo Bassetti punterebbe invece sull’obbligo vaccinale per gli over 40. “L’obbligo vaccinale per tutti è l’extrema ratio, ma abbiamo circa 6 milioni di persone non vaccinate e che ormai non lo faranno”, dice all’Adnkronos Salute il direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Siamo già siamo in ritardo e nel pieno di quarta ondata. Se si vuole proteggere la popolazione, anche in vista di una diffusione di Omicron con un super afflusso di persone in ospedale, una proposta potrebbe essere di usare i prossimi 15 giorni delle vacanze di Natale per mettere un obbligo ad immunizzarsi, almeno per gli over 40, così potremmo ridurre quel numero enorme di non vaccinati. Si potrebbe approfittare delle scuole chiuse e delle ferie, e pensare ad una multa dopo il 9 gennaio per chi non si è vaccinato”, aggiunge.
Mentre sul lockdown per i non vaccinati, Bassetti chiarisce che “non si combatte il covid con le restrizioni, ma se si deve scegliere è chiaro che queste misure devono valere solo per i non vaccinati”.
Cosa può succedere a gennaio 2022
La vera svolta potrebbe riguardare il mese di gennaio. Draghi, scrive oggi Repubblica, ha anche altre opzioni sul tavolo: la prima è l’estensione del Super Green Pass per i trasporti a lunga percorrenza. Possibile anche l’obbligo vaccinale per i dipendenti della pubblica amministrazione e per alcuni lavoratori del privato a contatto con il pubblico. I non vaccinati sarebbero quindi costretti a immunizzarsi, pena la sospensione dal lavoro.
L’ipotesi allo studio tra Palazzo Chigi e ministero della Salute dell’estensione del green pass rafforzato (ossia solo per i vaccinati, escludendo i non vaccinati con tampone) dove ora non è previsto: trasporti pubblici locali e centri commerciali sarebbe “una misura forte”, nota il Sole 24 Ore: “Renderebbe superfluo l’obbligo vaccinale per tutti, opzione che il governo al momento non contempla”, assicura il quotidiano di Confindustria. In realtà nulla è deciso, e anche “sull’obbligo di mascherina anche all’aperto le perplessità di Palazzo Chigi sono forti. Così come sono forti sull’obbligo di tampone, oltre naturalmente al vaccino, per accedere a grandi eventi (stadio, concerti).
Ad ogni modo il premier approfitterà della conferenza stampa di fine anno, convocata insolitamente presto per il 22 dicembre anche per questo motivo, per invitare gli italiani alla massima cautela e ad evitare assembramenti durante le festività natalizie”. Basterà?
Le regioni in zona gialla dal 20 dicembre 2021
Marche, Liguria, Veneto e provincia di Trento vanno in zona gialla da lunedì 20 dicembre. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si sancisce il passaggio per rischio Covid dalla zona bianca alla nuova fascia. In zona gialla sono già presenti Friuli Venezia Giulia, Calabria e la provincia di Bolzano. Tra bianco e giallo le differenze, va detto, sono pochissime: l’uso obbligatorio delle mascherine all’aperto, ma in molti Comuni e nella stessa Roma è già disciplinato anche in zona bianca; e poi il divieto di essere più di 4 seduti a tavola al ristorante. L’unica a rischiare la fascia più alta, arancione, è tra una o due settimane il Friuli Venezia Giulia che ha i reparti ospedalieri più in affanno rispetto a tutte le altre regioni. A Capodanno anche Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna dovrebbero subire un primo cambio colore.