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Secondo il sondaggio di Pagnoncelli per il Corriere, il 44% degli italiani vorrebbe un nuovo lockdown duro e generalizzato per fermare il Covid-19, mentre il 65% pensa che ci siano troppe violazioni delle regole e che non ci sia consapevolezza della loro importanza.

Gli italiani stanno perdendo le speranze: nella campagna di vaccinazione, nell’impianto a zone colorate, ma soprattutto nel comportamento degli altri cittadini. Il quadro che emerge dal sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, pubblicato il giorno dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm di Draghi, è chiaro: tra gli italiani cala la fiducia e cresce il bisogno di un nuovo lockdown, per interrompere prima possibile la risalita dei contagi da Covid-19. Alle porte della terza ondata la soluzione indicata dalla maggioranza dei cittadini è la stessa utilizzata un anno fa: un lockdown duro e generale, ma limitato nel tempo, per fermare prima possibile la circolazione delle varianti e l’impennata dei nuovi casi giornalieri, tornati sopra i 20mila.

Il Covid-19 è una minaccia diretta per il 45% degli italiani, quota che cresce rispetto ai mesi estivi. È un pericolo per la propria famiglia secondo il 57% dei cittadini, mentre il rischio per il Paese è sottolineato dal 75% degli intervistati. C’è una nuova consapevolezza del pericolo che rappresenta il virus, ma allo stesso tempo pochissima fiducia nei concittadini: solo un italiano su quattro pensa che la popolazione stia dando prova di senso civico e rispetto delle regole imposte dalle autorità, mentre il 65% vede troppe violazioni e crede che molti non abbiano capito l’importanza seguire le misure.

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Quale soluzione utilizzare per uscire dalla pandemia: questo è il tema tra i cittadini. La maggioranza relativa risponde tornando indietro mentalmente di un anno: il 44% indica un lockdown duro, generalizzato in tutto il Paese ma limitato nel tempo; il 30% crede nelle misure attuali, e quindi l’impianto che vede l’Italia divisa in zona bianca, gialla, arancione e rossa, e non lo cambierebbe; il 14% chiede di allentare le restrizioni. La campagna di vaccinazione dovrebbe essere la soluzione, la via d’uscita dall’incubo Covid-19, ma i cittadini non sono molto fiduciosi: il 46% degli italiani dà un giudizio negativo al passo tenuto finora, il 29% è soddisfatto.

SITUAZIONE VACCINI IN LOMBARDIA

Saranno coinvolti 6,6 milioni di cittadini lombardi

E’ questo il target indicato per la vaccinazione di massa da Moratti. “I centri massivi garantiranno 140mila vaccinazioni al giorno, a questi si aggiungono 30mila vaccinazioni in strutture private  – che sono state coinvolte già per la vaccinazione degli insegnanti che partirà l’8 marzo – ospedali, ambulatori, farmacie, aziende  e altro”.

Oltre ai 6,6 milioni di obiettivo, la campagna di vaccinazione in Lombardia riguarda 300mila persone nella fase 1 (personale sanitario), 100mila nella 1 bis (polizia e altre professioni sanitaria) e 700mila nella 1 ter (over 80). Inoltre ci sono 1 milione di persone con plurimorbilità e 1,5 milioni di under 17.

Non ci sono i vaccini sufficienti per la vaccinazione di massa

Certo al momento resta il problema dell’approvvigionamento dei vaccini. La vice presidente lo ha ammesso spiegando che proprio per questo motivo non si può ufficializzare una data precisa di avvio: “per la vaccinazione di massa in questo momento non abbiamo vaccini sufficienti”. La novità è che “abbiamo chiesto al governo, ed ottenuto, attraverso poi pareri che sono stati dati dall’Iss e da Aifa, di poter avere Astrazeneca sopra i 55 anni fino ai 65 e di poter avere l’allungamento delle dosi di Astrazeneca fino a dodici settimane – ha spiegato Moratti – Analogamente abbiamo chiesto di poter avere la possibilità di allungare i tempi della somministrazione per chi ha contratto la malattia. Ci risulta che la circolare sia in firma al ministro, avendo avuto parere positivo da parte dell’Iss e dell’Aifa”.

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