putin coronavirus
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Il farmaco presentato direttamente dal presidente Putin ad agosto 2020 ora interessa all’Unione Europea, che vorrebbe contribuire a produrlo. La Spagna ha mostrato un’apertura verso il farmaco e Mosca ha già contattato un’azienda tedesca per parlare di una produzione congiunta.

Anche Regione Lombardia e l’assessore al Welfare Letizia Moratti con richiedono al governo di «valutare la possibilità di adottare anche in Italia il vaccino russo Sputnik V»

il ministro alla Salute Roberto Speranza che ha lanciato segnali chiari di apertura: «Sul vaccino russo non dobbiamo avere timori, quello che per noi è importante è il passaggio Ema». Facendo un passo indietro: il 2 febbraio, anniversario della battaglia di Stalingrado, vengono pubblicati su Lancet, i dati preliminari dello studio di fase 3 sulla somministrazione del siero su 20mila persone (con un numero consistente di over 60) che parlano di un indice di affidabilità del 91,5 per cento e del 94% delle reazioni avverse di forma lieve.

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Grande entusiasmo da parte dei virologi che parlano di dati «molto interessanti e promettenti» tanto che Mariarita Gismondo allarga subito l’orizzonte: «Andrei a sondare la possibilità di usare anche in Italia sia lo Sputnik sia il vaccino cinese, tutta l’area orientale ha praticamente sconfitto il virus». Massimo Puoti, direttore di Malattie Infettive all’Ospedale Niguarda di Milano e European Expert nel campo delle Malattie Infettive presso Ema, parla di «un’arma molto promettente per il raggio di copertura dei pazienti, compresi gli over 60, il numero di persone testate, una tecnologia utilizzata diversa ma valida e una grande maneggevolezzadel siero, che può essere conservato tra i 2 e gli 8 gradi».

A dire che è un vaccino affidabile è una rivista autorevole come The Lancet, in un articolo pubblicato il 2 febbraio e, in ogni caso, dopo c’è l’ulteriore valutazione di Ema anche sui dati non pubblicati nell’articolo. La differenza tra è che quelli americani sono basati sulla tecnologia Rna sintetizzata in laboratorio mentre quello russo su vettori adenovirali umani. Normalmente l’uso di questo tipo di vaccini basati su vettori adenovirali è limitato a una sola dose, ma i russi hanno cambiato il vettore in modo che il sistema immunitario non aggredisca la seconda dose e hanno un’efficacia del 92%”.

Per questo, secondo Rizzardini “l’idea di utilizzarlo è buona, a prescindere dal perché sci scelga l’uno o l’altro vaccino, ambito che esula da quello della sua efficacia”. In vista della fase due della campagna, che dovrebbe scattare a fine febbraio con le somministrazioni agli over 80 e poi alla fascia 60-19 anni, e della fase tre che comprenderà la gran parte della popolazione lombarda.

Tirano il freno a mano i rappresentanti delle istituzioni sanitarie e degli enti regolatori, invocando il massimo dei controlli e il rispetto delle regole comunitarie, soprattutto in contrasto a chi spingeva per bypassare l’Ema.

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