paghiamo chi si fa vaccinare
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Dott.Spada (Osp.Humanitas), ‘protezione collettiva va raggiunta con ogni mezzo, obbligo incluso se serve’

“Prima di dover amaramente concludere che, per quanto ben informati e rassicurati, troppi cittadini preferiscono scaricare sulle spalle altrui l’onere e la propria responsabilità, adotterei un serio sistema di incentivo alla vaccinazione” anti-Covid. La proposta arriva da Paolo Spada, chirurgo Humanitas, fra le anime della pagina social ‘Pillole di ottimismo’ ideata da Guido Silvestri, virologo della Emory University di Atlanta. Per il medico “le possibilità sono molte, dalle agevolazioni economiche alle occasioni riservate o prioritarie per gli immuni: lascio a voi discutere su quelle più opportune ed eleganti, ma certo ognuna ha pieno diritto considerato il vantaggio, sia economico che di sicurezza, che il cittadino vaccinato porta con sé alla collettività”.

“La protezione collettiva, e con essa l’incapacità del virus” Sars-CoV-2 “di propagarsi”, secondo Spada è un obiettivo “troppo importante per essere messo a rischio”. Un traguardo al quale “dobbiamo arrivare con ogni mezzo – avverte – incluso, se del caso, l’obbligo vaccinale che speriamo non sia necessario.

“le possibilità sono molte, dalle agevolazioni economiche alle occasioni riservate o prioritarie per gli immuni: lascio a voi discutere su quelle più opportune ed eleganti, ma certo ognuna ha pieno diritto considerato il vantaggio, sia economico che di sicurezza, che il cittadino vaccinato porta con sé alla collettività”.

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C’è chi, come il candidato democratico alle scorse primarie per la presidenza Usa,  John Delaney, è arrivato a proporre un super-bonus di 1.500 dollari da ricevere a vaccinazione avvenuta. Va detto che non mancano casi di interventi pubblici basati su incentivi economici che hanno avuto successo nel promuovere comportamenti ad alta valenza sociale. Tra questi, il programma “Progresa” in Messico è diventato un caso esemplare dell’utilizzo oculato degli incentivi per contrastare la dispersione scolastica e promuovere lo sviluppo economico tra le famiglie povere. Ogni famiglia, a condizione che i figli frequentassero regolarmente la scuola, riceveva una somma mensile di 55 dollari americani, pari a un quinto del loro reddito medio. Le ricadute positive a distanza di anni sono impressionanti: i ragazzi delle famiglie coinvolte, oltre ad aver completato gli studi in misura maggiore rispetto al gruppo di controllo, hanno successivamente ottenuto migliori posizioni lavorative e stipendi più alti; l’effetto positivo è ancora più marcato per le donne.

 

10 PENSIERI SUL VACCINO COVID del Medico Paolo Spada Ospedale Humanitas

1. Si tratta, per efficacia e rapidità di sviluppo, di una mirabile conquista della Scienza e della Ricerca. Da sola basta a giustificare l’ottimismo che abbiamo sempre promosso su questa pagina, e ci ripaga, almeno in parte, delle avversità che abbiamo attraversato, e delle altre che ancora abbiamo di fronte. Pensate solo se non ci fosse questa opportunità, che era tutt’altro che scontata fino a pochi mesi fa, e che perfino le previsioni più rosee davano per incerta, o assai più tardiva. Ogni volta che scendiamo dal letto al mattino dovremmo ringraziare il cielo di avere al nostro fianco la conoscenza acquisita nei secoli prima di noi e una solida comunità di scienziati che ne sanno sfruttare le meravigliose risorse. È un ottimismo che travalica il momento della pandemia, e che spero si affermi ancora una volta: la conoscenza paga, la fiducia ci deve sempre accompagnare, i problemi si affrontano, le soluzioni si trovano.

2. Non vi sono alternative alla vaccinazione di massa per uscire da questa pandemia. Il tracciamento dei casi è cosa buona e giusta, ma l’esperienza ha insegnato che non è sufficiente, per quanto ben organizzato. Sono comunque necessarie misure restrittive per evitare il collasso sanitario, e per quanto limitate e ben studiate, anch’esse non sono sostenibili sul lungo periodo. Certo, una migliore gestione della medicina del territorio e l’uso di farmaci innovativi (es. anticorpi monoclonali) avrebbero potuto mitigare gli effetti, ma niente che si possa considerare risolutivo su larga scala. Ripeto: l’unica via di uscita è la vaccinazione.

3. Vaccinarsi è pertanto un dovere civico, un obbligo morale. Su questo vorrei essere chiaro: tutte le domande e i dubbi che pur legittimamente si sollevano sull’efficacia del vaccino, sulla sicurezza, sugli effetti collaterali e avversi, su quelli a breve e lungo termine, devono servire a mantenere elevato il livello di qualità del vaccino, e se possibile ad aumentarlo ulteriormente (già pare comunque notevole). Non esimono però dalla necessità di vaccinarsi, quale che sia il rischio. È un piccolo obolo che ognuno paga alla causa, che riguarda tutti quanti (non solo gli anziani, ovviamente: l’impatto della pandemia è devastante per tutti, sull’economia più che sulla salute). Non si tratta quindi di decidere se mi conviene o no vaccinarmi. Non esiste solo ciò che è conveniente, o utile. Esiste prima di tutto ciò che è giusto, e dovuto. Vi avverto che personalmente continuerò a rispondere a tutte le domande, nel limite di ciò che conosco e delle mie possibilità, ma disapprovo chi antepone sé stesso e le proprie paure rispetto al bene comune: ne faccio una questione etica. Qui si misura lo spessore umano delle persone.

4. In subordine, e sottolineo, solamente in subordine rispetto al punto precedente, rassicuro sul fatto che chiunque, a qualsiasi fascia di età e profilo di rischio appartenga, ha comunque vantaggio a vaccinarsi, perché gli effetti avversi dell’infezione, a breve e lungo termine, possono essere assai peggiori, e certamente più frequenti di quelli del vaccino, anche se non siete anziani. Tanto per ricordarvi, solo nelle ultime due settimane sono decedute per COVID in Italia 83 persone sotto i 50 anni di età, 334 sotto i 60 anni (slide 23, per chi volesse approfondire). La convenienza esiste per tutti (salvo i rari casi che verranno esclusi dalla vaccinazione per solide ragioni).

5. Non è possibile togliere ogni dubbio sulla possibilità che il soggetto vaccinato possa ancora contagiarsi qualora esposto al virus, e contagiare a sua volta. L’efficacia del 95%, elevatissima per un vaccino, non è appunto il 100%, e non consente di sollevare nessuno dalle misure di protezione, almeno finché non si otterrà il secondo effetto, cioè la protezione collettiva, e con essa l’incapacità del virus di propagarsi.

6. A questo obiettivo dobbiamo arrivare con ogni mezzo, incluso, se del caso, l’obbligo vaccinale, che speriamo non sia necessario. Sarebbe davvero triste constatare di dover imporre il vaccino per legge, ma non esiterei a farlo, non appena ci fosse evidenza di una adesione insufficiente. Abbiamo dovuto patire limitazioni di libertà inimmaginabili, che ancora ci costringono, e altre ne verrebbero se non riuscissimo a fermare il contagio: smettiamo di appellarci a considerazioni di principio già ampiamente superate dai fatti. Il diritto di tutti a tornare a una vita degna di questo nome prevale sul diritto a non vaccinarsi.

7. Prima di allora, prima di dover amaramente concludere che, per quanto ben informati e rassicurati, troppi cittadini preferiscono scaricare sulle spalle altrui l’onere e la propria responsabilità (stupidamente, per quanto detto al punto 4, e indegnamente, perché è evidente che contano sulla protezione indiretta: atteggiamento vile, non c’è altro aggettivo), adotterei un serio sistema di incentivo alla vaccinazione. Le possibilità sono molte, dalle agevolazioni economiche alle occasioni riservate o prioritarie per gli immuni: lascio a voi discutere su quelle più opportune ed eleganti, ma certo ognuna ha pieno diritto, considerato il vantaggio, sia economico che di sicurezza, che il cittadino vaccinato porta con sé alla collettività. L’obiettivo è comunque troppo importante per essere messo a rischio, e ripeto: ogni mezzo va considerato legittimo, qualora se ne ravveda la necessità.

8. Al decisore il compito di provvedere alle questioni logistiche, all’approvvigionamento e alla distribuzione del vaccino. Mi rassicura che l’Europa abbia deciso una via comune. Vero che tra i difetti del nostro sistema-Paese vi sono la lentezza e la disorganizzazione, ma su questo argomento si giocherà tanta parte del giudizio dell’elettore, al quale la politica è comprensibilmente attenta. Sono quindi fiducioso che verrà fatto un buon lavoro.

9. I tempi saranno lunghi per arrivare a vaccinare tutti, inevitabilmente. Ma i primi effetti si apprezzeranno molto presto: intanto sull’economia, che dalla prospettiva di uscita trae immediato vantaggio in termini di progettualità e sviluppo. Poi dalla rapida messa in sicurezza della gran parte dei soggetti a maggior rischio, che alleggerirà il peso che grava sugli ospedali, oltre che sulle coscienze di tutti. Non è cosa da poco: il resto sarà la gestione di una più comune epidemia influenzale. Mascherine e distanziamento, ma la vita riparte. In primavera, complice la stagione stessa, saremo tutti chiamati a una rinascita collettiva, e ne sentiremo il profumo per le strade. Lo dico a chi teme di aver perso ogni speranza, a chi sta per crollare proprio adesso – psicologicamente, ma anche materialmente – ai tanti esercizi e attività che rischiano di non riaprire, alle troppe famiglie in difficoltà. Teniamo duro, perché si tratta di poche settimane, davvero.

10. Da qui ad allora l’incidenza di contagio resterà elevata, perché la stagione è sfavorevole, e ogni allentamento nelle restrizioni si traduce in aumento dei casi. Non c’è una terza ondata inevitabile in quanto tale: c’è un costante tiro alla fune (lo dico da mesi ormai) tra il virus e noi, e il primo non molla mai. Valutiamo attentamente cosa si può fare e cosa no. Non si tratta di essere a favore o contro le chiusure, è questione di dare priorità a una o all’altra attività. L’unica cosa in più che si può e si deve fare è tenere gli occhi aperti, con indicatori precoci che aiutino a prendere le decisioni e a limitare le misure, applicandole solo quando, quanto e dove indispensabile. Leggere con attenzione questi numeri agevola il compito, e consente a tutti noi di vivere con la giusta cautela, ma serenamente, anche l’ultimo periodo di pandemia che dobbiamo attraversare. Noi non indoriamo la pillola, non ne facciamo una versione edulcorata, ma nemmeno ci sembra di dover terrorizzare il lettore, perché non crediamo che sia questo il metodo più efficace, né quello giusto, per ottenere alcun risultato. Siamo ottimisti sul serio, le avversità non ci spaventano: le studiamo per quel che sono, le combattiamo, e insieme le superiamo.

 

 

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