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Il governo si prepara a favorire chiusure mirate sul territorio, in accordo con sindaci e governatori. Ma è al lavoro anche su un nuovo dpcm che conterrà provvedimenti più stringenti. Tuttavia il lockdown totale viene visto solo come soluzione estrema.

A confermarlo sono due ministri dell’esecutivo, Luigi Di Maio. Il primo ha parlato al festival del Il Foglio: “Sono ore di riflessione europea, in altri Paesi ci sono situazioni peggiori, noi dobbiamo capire se anticipare delle mosse” in vista di “un dpcm che sarà più restrittivo, non certo di allentamento”.

Ma Comune e Regione preferirebbero prima vedere gli effetti delle restrizioni già adottate. L’occasione per un confronto potrebbe essere l’incontro convocato da Attilio Fontana con i sindaci delle città capoluogo. È in agenda per lunedì. Ma non è escluso che se la situazione dovesse precipitare possa essere anticipato. Le previsioni non sono favorevoli. Le stime choc dell’Ats per questa settimana spaventano: 20mila casi in sette giorni.

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L’orientamento dominante è quello di lockdown e zone rosse in luoghi definiti. Il criterio è quello stabilito dall’Istituto superiore di sanità: dove il tasso di Rt, il tasso di contagiosità, supera la soglia del 2 scattano le restrizioni per negozi, attività non fondamentali e via dicendo. La lista è presto fatta. “Ci sono due Regioni sopra questo livello, Lombardia e Piemonte. E ci sono diverse grandi città e capoluoghi a ballare attorno a questo dato, tra cui Milano e Napoli, Caserta, Varese e Genova, Como, Torino e alcune realtà del Veneto del Centro e del Sud (per la debolezza della sanità si osservano con preoccupazione Calabria e Sicilia)”, scrive Repubblica. Manca Roma, che comunque resta sotto i riflettori per il trend in forte crescita dei contagi.

Saranno interrotti gli spostamenti tra Regioni. Insomma, lockdown dal 2 novembre in molte delle metropoli italiane (la seconda data presa in considerazione è il 9 novembre, nella speranza che in una settimana il quadro muti in positivo).

Lockdown totale o parziale? Le ipotesi del Governo

Le ipotesi valutate dal Governo, stando alle indiscrezioni emerse, sono diverse.

  • La prima è quella più drastica, ovvero chiudere tutto per almeno un mese lasciando aperte soltanto le fabbriche, le scuole materne e quelle elementari e i negozi dei generi di prima necessità rendendo possibile muoversi da casa se non per motivi validi e validati con il modulo di autocertificazione. Sarebbe una situazione molto vicina al lockdown totale.
  • La seconda, più probabile, prevede invece chiusure a livello regionale e comunale, incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, sempre con il modulo di autocertificazione.

Se seguirà la seconda strada, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha davanti tre opzioni che rappresentano tre diverse proposte di restrizioni:

  • La prima sono i lockdown territoriali, limitati ai centri urbani più in crisi: a prima vista sembra semplice, in realtà si tratterebbe di chiudere grandi città come Milano, Napoli, Torino e Roma.
  • La seconda restrizione è la chiusura dei confini regionali.
  • La terza è la chiusura di tutte le scuole con l’estensione della didattica a distanza a ogni tipo di istituto.

Anche l’Iss suggerisce al Governo nuove restrizioni a livello locale

Sulla situazione attuale si è espresso anche l’Istituto superiore di sanità. “Undici regioni/province autonome da considerare a rischio elevato di una trasmissione non controllata di Sars-CoV-2”, mentre “8 sono classificate a rischio moderato con probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese”. Per questo l’Iss invita “nuovamente le Regioni/Province autonome a realizzare una rapida analisi del rischio, anche a livello sub-regionale, e di considerare un tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione” dell’epidemia di Covid-19 “nelle aree maggiormente affette in base al livello di rischio”.

Quali sono le province che rischiano il lockdown?

Le province con più casi negli ultimi 7 giorni
Per capire in quali città si registrano più casi nelle ultime 24 ore ci vengono in aiuto i grafici elaborati quotidianamente dal Sole 24 Ore, che mostrano il numero di casi assoluti sulla media mobile dell’ultima settimana. Sui casi assoluti influisce, ovviamente, la grandezza e il numero degli abitanti. Milano fa registrare un dato di 2.679, seguita da Napoli (1.672), Roma (1.337) e Torino (1.303). Da segnalare anche il dato di città più piccole, come Varese, Genova, Treviso, Vicenza, Como. Qui una lista delle province con più casi assoluti sulla media degli ultimi sette giorni:

Milano 2.679

Napoli 1.672

Roma 1.337

Torino 1.303

Varese 773

Firenze 641

Genova 579

Treviso 398

Vicenza 397

Como 395

Padova 384

Perugia 360

Bologna 309.

Le province con più incidenza dei casi sul numero di abitanti
Altro dato che emerge dalle tabelle del Sole è quello sull’incidenza nelle singole province sulla base del numero di abitanti. La media è calcolata sempre sugli ultimi 7 giorni e calcolato su 100mila abitanti. In questo caso l’incidenza più alta si registra, spesso, in province più piccole: la peggiore è Monza (94), poi Aosta (92), Varese (87), Milano (82). Alti anche i dati di Genova (69), Firenze (64), leggermente meno Torino (58) e Napoli (54) che erano tra quelle con cifre più alte in numero assoluto. Stesso discorso anche per Roma, dove l’incidenza è nettamente inferiore: 31 casi ogni 100mila abitanti. Ecco una lista dell’incidenza per province:

Monza 94

Aosta 92

Varese 87

Milano 82

Prato 76

Genova 69

Como 65

Firenze 64

Pistoia 63

Viterbo 59

Torino 58

Cuneo 58

Caserta 57

Perugia 55

Bolzano 54

Napoli 54

Roma 31

Bologna 30.

 
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