Nei prossimi cinque anni si conta di posare da 12 a 24 pietre continuando anche in futuro, con l’obiettivo di dare uno spunto di riflessione ai passanti e mantenere viva la memoria dell’Olocausto nella vita quotidiana. Sono 56mila le pietre in altre capitali europee e centinaia in Italia, tra Torino, Venezia, Roma.
Liliana Segre, presidente del “comitato per le Pietre d’inciampo” ha spiegato: “Milano che era rimasta indietro rispetto al progetto delle pietre di inciampo. Io sono la prima colpevole per questo ritardo, dato che pur perseguendo la memoria, semplicemente non ci avevo pensato. A Roma ce ne sono 200 e centinaia ce ne sono in molte altre città italiane, dopo l’idea di un artista tedesco, che ha fatto si che nel mondo ne siano state poste 56mila”.
Ha continuato Liliana Segre:”Gli ebrei quando vanno al cimitero non portano fiori, ma sassolini. Ci furono ebrei deportati dalle ‘loro tiepide case’ come scrisse Primo Levi, come ci furono politici che misero a rischio e persero la loro vita per la libertà, per principi ideali antifascisti, che durante la guerra non erano affatto condivisi, né in Italia, né in Germania. Essere oppositori di quei poteri, era allora un atto eroico. E chi è stato ucciso nei campi di sterminio, ebrei come deportati politici, d’ora in poi saranno ricordati davanti alle loro tiepide case con una pietra d’inciampo, che sarà come quel sassolino che non abbiamo potuto mettere al cimitero sulle loro tombe”.