alberto sordi galateo a cena
alberto sordi galateo a cena
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Cena : ecco come comportarsi secondo il galateo

Il galateo moderno

Cena, al giorno d’oggi non esiste più il galateo così come designato da Monsignor Della Casa: i costumi si sono evoluti e, con il passare del tempo, ogni consiglio scritto dall’uomo sembra essere stato superato. Questo, però, non vuol dire che non esistano più regole da seguire: l’etichetta è in continua evoluzione e riesce a unire sia nuove esperienze che vecchi usi. Se, dunque, cambia nella sua sostanza, lo scopo del galateo è sempre lo stesso: il rispetto del prossimo, una convivenza gradevole tra individui e una società più armoniosa per il benessere di tutti.


Può bastare una cena consumata insieme per capire se lui/lei/loro sono le persone che crediamo oppure no.

Ecco allora un breve e sintetico elenco di regole d’oro per l’invitato perfetto stilato con l’aiuto provvidenziale di “Il nuovo bon ton a tavola“, della food writer Roberta Schira.

Questi i principali “comandamenti” da tramandare, da insegnare ai figli, da far ripassare alle mamme e ai papà, che faranno piacere ai nonni, al capufficio e ai fidanzati, alle suocere e ai colleghi.

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Limitatevi a rispettare queste regole e nessuno potrà mai dire di voi che vi comportate male a tavola.

. Non tiene il cellulare sul tavolo. E neppure lo usa nascosto dalla tovaglia.

Nuovi tempi, nuove regole. La tecnologia a tavola non è ben vista, dal momento che la circostanza dovrebbe indurci alla convivialità e alla condivisione di cibo e valori. E’ vero, il cellulare non va sopra la tovaglia, ma soprattutto non va sotto il tavolo. Già, perché è proprio lì che avviene il più trafficato incrocio di onde e frequenze tra noi e il mondo esterno.

A volte è difficile resistere a lungo alla tentazione di controllare se è arrivato un messaggio del fidanzato o della propria amata su What’s App, ma trattenetevi il più possibile.

Ma c’è di peggio che messaggiare a tavola, ed è far leggere i messaggi privati agli altri commensali. E’ ammessa una sbirciatina a metà cena alle mamme un po’ ansiose, alle adolescenti in odore di fidanzamento, ai padri in attesa.

Ma messaggiare per tutta la cena resta intollerabile e maleducato. Al limite, dopo aver chiesto il permesso, allontanatevi da tavola e controllate il vostro cellulare in privato e in tranquillità.

. Non dice buon appetito.

Sarebbe meglio iniziare a mangiare senza augurare “buon pranzo” né “buon appetito”. Diciamo subito che non è una grave mancanza, ma che possiamo tranquillamente dimenticarcene. Certo, se qualcuno esprime il fatidico augurio reagiremo con un semplice sorriso senza fare commenti.

Pronunciare questa formula è come dimostrare attaccamento per le cose terrene quali il mangiare o le funzioni corporali. Insomma, dire “buon appetito” è come voler ridurre il momento di convivialità a pura soddisfazione di un bisogno primario.In famiglia ognuno si regola come vuole, ma il galateo è chiaro: non si dice.

. Non fa cin cin al momento di brindare ma si limita ad alzare il bicchiere sorridendo.

. Aspetta che inizi a mangiare la padrona di casa.

E’ la padrona di casa che apre le danze. Dopo essersi assicurato che tutti siano stati serviti e si siano sistemati comodamente, fa un bel sorriso e comincia a mangiare.

. Non arriva in ritardo e mai troppo presto.

. Aspetta che tutti si siano serviti prima di buttarsi sul cibo.

. Non si alza ad aiutare la padrona di casa se non gli viene richiesto espressamente.

Esiste un certo tipo di invitato che chiamerei l’invitato “premuroso” ed è molto diffuso. Anche se conosce appena la padrona di casa, si alzerà con i piatti in mano chiedendo agli ospiti di cosa hanno bisogno. E’ quello che entrerà direttamente in cucina e oserà, questo davvero non si fa, aprire il vostro frigorifero. Il ché, come ben noto, è uno dei gesti più indelicati, importuni e intimi che si possono commettere.

Al ristorante il Premuroso è quello che aiuta il cameriere, che prima che arrivi ha già raccolto le posate, quello che piega i tovaglioli e passa l’orlo dei bicchieri. Nei locali pubblici paghiamo anche perché qualcuno faccia questo per noi. Evitiamo, grazie.

Si trovano tipi del genere tra le donne materne che escono poco: ecco, le rappresentanti di questa categoria spazzano la tovaglia raccogliendo le briciole, impilano i piatti e li passano al cameriere.

. Se si serve da solo non usa le posate del servizio.

. Non parla con la bocca piena.

. Non si tocca, né gratta alcuna parte del corpo.

. Non chiede e non usa gli stuzzicadenti.

. Non si soffia il naso né starnutisce nel tovagliolo.

 Molti di voi giureranno di non aver mai assistito a tali deplorevoli comportamenti, altri diranno che ne sono stati testimoni. In realtà ci siamo completamente anestetizzati e non ci accorgiamo se non di quelli più evidenti. Per esempio, non facciamo quasi più caso a chi parla con la bocca piena, e magari lo facciamo anche noi.

Ebbene sì. Donne e uomini poco educati si toccano parti del corpo in una cena a tavola, detto così sembra quasi sexy ma non lo è, e con questo intendo sfregarsi il viso. la testa, togliersi capelli dai vestiti e così via.

Vale una sola regola per tutto quello che riguarda i bisogni del corpo, cioè pruriti vari, fastidi diffusi, pulizie dentali e di altri orifizi, ravvivatine ai capelli e al trucco: tutto ciò va fatto rigorosamente in privato, cioè allontanandosi dal tavolo.

Capitolo toccamenti reciproci: cioè i “piedini” e intrecci di mani e altra parti del corpo. Capita a volte di assistere con un misto di fastidio invidia e eccitazione a commensali che trafficano sotto il tavolo: non si fa. O meglio, si fa, solo se siete talmente abili da non farvi sorprendere. Durante le cene passionali tra innamorati ogni galateo sarà bandito, lasciando libero sfogo alle fantasie.

. Non si china sul piatto ma porta le posate alla bocca.

Non è il capo che si avvicina al cibo, ma la forchetta che si avvicina alla bocca. C’è anche chi riesce a mettere in relazione la curvatura del commensale sul piatto con l’estrazione sociale. 90 gradi? Figlio di professore universitario. 70 gradi? Di impiegato. 45 gradi? Classe operaia. sotto i 30 gradi, bassa scolarizzazione. Dito mignolo alzato? Estrazione contadina.

.Non beve senza essersi prima pulito le labbra.

. Non si infila il tovagliolo nel colletto.

Ho chiesto ad alcuni amici sparsi per la penisola di fare una semplice indagine: contare quante persone infilano il tovagliolo nel collo della camicia. L’esperimento si è svolto con un certo rigore, abbiamo identificato anche la fascia di prezzo dei locali: dai 20 ai 40 euro. Ovvio che quando sale il costo medio del pasto diminiusce il numero dei nostri “indagati”.

Ebbene, contati i coperti in sala, coloro che preferiscono tenere il tovagliolo al collo anziché sulle ginocchia sono circa il 30% al Nord e il 40% al Sud. In prevalenza uomini, perché gli uomini, probabilmente, sono meno attenti alle norme di buon comportamento a tavola, ma anche per motivi di abbigliamento: la camicia e la cravatta allentata facilitano l’odioso gesto di infilarci dentro il tovagliolo.

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