Si apre al pubblico domani, venerdì 12 luglio, la più ampia rassegna mai dedicata a Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992), protagonista della scena artistica italiana del ’900, che apre al pubblico dal 14 luglio in due sedi: Palazzo Reale (fino al 17 settembre) e Museo del Novecento (fino al 5 novembre).
Promossa da Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Museo del Novecento e Eight Art Project, la mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro e curata da Antonella Soldaini e Elena Tettamanti.
Sono esposte oltre centoquaranta opere dal 1947 sino all’ultima del 1992 tra dipinti, lavori tridimensionali, su carta e una vasta selezione di documenti. La mostra comprende opere esposte alle Biennali di Venezia del 1964, 1968, 1978, 1982, 1986 e alla X Quadriennale di Roma del 1973.
In collaborazione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, una conferenza ricorderà l’attentato di matrice terroristico-mafiosa del 27 luglio 1993, che, oltre agli spazi del Padiglione, distrusse un’opera di Mario Nigro e danneggiò altri suoi lavori che dovevano essere esposti in un’antologica dedicata all’artista scomparso un anno prima. L’incontro nasce proprio dalla riflessione su questo tragico attentato che colpì Milano e l’Italia e rappresenta il modo più appropriato per affermare, a distanza di trenta anni, il primato dell’arte e della cultura sulla criminalità.
Palazzo Reale
Il percorso segna i diversi momenti stilistici dell’artista. Si sviluppa attraverso otto sale del piano nobile di Palazzo Reale che ripercorrono l’attività di Nigro con dipinti e lavori tridimensionali realizzati a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta: opere testimoni di un linguaggio artistico sperimentale e di un deciso orientamento verso le strutture compositive astratte e geometriche.
Dalle prime opere che suggeriscono già un orizzonte tematico segnato dai concetti di “ritmo”, “forme” e “spazio”, ricorrenti nella ricerca dell’artista, frutto dei suoi studi scientifici e della sua conoscenza delle strutture compositive musicali fino al ciclo più originale dello “spazio totale” dove, a partire dal 1952, si avverte la necessità di andare oltre le questioni di tipo formale e di lasciare spazio a tematiche più espressamente esistenziali.
Con l’introduzione tra il 1962 e il 1964 di una nuova dinamica percettiva attraverso la tecnica del collage, così da attenuare la struttura a griglia che aveva fino ad allora connotato la sua produzione, prende avvio la nuova serie dei “collage vibratili” presentati alla XXXII Biennale di Venezia del 1964 a cui partecipa su invito di Lucio Fontana.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, Nigro coniuga la libertà cromatica con l’esigenza di ottenere una maggiore strutturazione geometrica, instaurando così un dialogo vitale con l’architettura. Alla tipologia di opere a carattere ambientale appartiene l’opera “Dallo spazio totale: componibile in 7 pezzi in contrasto simultaneo di progressioni ritmiche” (1965), che racchiude un valore simbolico particolare nella sua storia: l’opera è simile a “Dallo spazio totale Totem, 1954-1956” (1965), lavoro andato distrutto durante l’attentato del1993 al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.
Con il ciclo “tempo totale” si sviluppa l’attività pittorica che va dal 1966 al 1979 dove la linea diventa protagonista del linguaggio. Le opere definite dallo stesso artista “strutture fisse con licenza cromatica”, sono caratterizzate dal dialogo tra il “segno-colore” e lo sfondo a campitura monocromatica e trattano anche il tema dell’amore, vissuto sia come pulsione sessuale sia come desiderio romantico.
Alla fine degli anni Settanta risalgono le opere di impronta metafisica in cui una sola linea suddivide asimmetricamente i pannelli e il cui fondo è connotato da un colore nei toni del verde, lilla, azzurro-blu, rosso come “Dalla metafisica del colore: i concetti strutturali elementari geometrici, Ettore e Andromaca” (1978) esposta alla Biennale di Venezia dello stesso anno.
L’assoluta centralità della linea prosegue nelle nuove ricerche dei “terremoti” e degli “orizzonti”. In questo ultimo caso il tracciato non tocca le estremità della tela, ma si interrompe prima ad enfatizzare un senso di solitudine. Abbandonata la logica precisa e rigorosa, la sua pittura si fa sempre più introspettiva fino a segmentare la linea nella sua unità inscindibile, il punto.
Dal 1987 fino al 1992, anno della sua scomparsa, si assiste ad un infittirsi di cicli pittorici. Dai “ritratti” basati sulla riflessione sull’azione del dipingere ai “dipinti satanici” in cui la pennellata si impone come una solida colonna che riempie quasi completamente il campo e dove il colore si fa più drammatico per approdare negli ultimi anni della sua vita, riattivando l’interesse per una tavolozza chiara, alle “strutture”, realizzate tra il 1990 e il 1992 di cui sono presenti in mostra “6 strutture” (1991) e “25 strutture” (1992), l’ultima opera dipinta dall’artista.
Museo del Novecento
Nello Spazio Archivi del Museo del Novecento è esposta una vasta selezione di documenti ed è possibile approfondire la conoscenza di lavori su carta. Tra i materiali di documentazione provenienti dall’Archivio Mario Nigro, alcuni mai esposti in precedenza, sono presenti appunti, lettere, brochure, cataloghi e inviti, testi dell’artista relativi al ciclo “spazio totale”, alcuni scatti di fotografi, tra cui Aurelio Amendola, Nataly Maier, Maria Mulas e Ugo Mulas. L’opera su carta emerge come un luogo centrale e ricorrente del suo percorso multiforme, di cui si può considerare laboratorio di pensiero, incubatrice d’idee e officina d’immagine. La sequenza di opere su carta, che si lega idealmente a quanto presentato nella mostra a Palazzo Reale, permette di seguire i diversi cicli pittorici dell’opera dell’artista. In particolare, sono esposti esempi della serie denominata “pannelli a scacchi” e preziosi disegni, che sono la genesi da cui Nigro sviluppa il ciclo dello “spazio totale”, tutti concepiti negli anni Cinquanta. Al “tempo totale”, iniziato nella seconda metà degli anni Sessanta, ai “terremoti”, ideati tra il 1980 e il 1981, fino agli “orizzonti” e alle “orme”, risalenti agli anni Ottanta, alle “meditazioni” e alle “strutture”, eseguite negli anni Novanta, si riferiscono i lavori realizzati con tempera, pastello e acquarello su carta intelata che hanno permesso all’artista di raggiungere notevoli dimensioni, pur rimanendo nell’ambito dell’opera su carta.
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Nell’ambito della rassegna “Performing PAC. Dance with me To the End of Love” (11 luglio – 10 settembre), dedicata al rapporto tra arte e memoria in occasione del trentennale della strage di via Palestro, l’opera “Senza titolo” (1952) di Mario Nigro viene esposta nella sezione focalizzata sulla ricostruzione dell’attentato allestita come una grande timeline.
Il 25 luglio alle ore 18:30 la conferenza tematica “Esercizi di memoria. Mario Nigro 1993” – introdotta da Diego Sileo, moderata da Antonella Soldaini ed Elena Tettamanti, a cui partecipano Gianni Nigro, Luigi Sansone, Angela Vettese – ricorda la sua esposizione mai realizzata e le opere gravemente danneggiate nell’attentato.
Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, contiene un saggio di Antonella Soldaini, un’intervista di Elena Tettamanti a Tommaso Trini sul lavoro e la figura di Mario Nigro, un saggio di Francesca Pola dedicato all’opera su carta, una dettagliata cronologia e un aggiornato apparato bio-bibliografico.