Diciassette giorni da bollino rosso a Milano. Quindici a Bergamo, 14 a Monza. Sopra quota dieci si trovano anche Cremona, Lodi, Como, Brescia e Pavia.
Novembre non è ancora finito, ma ci sono città che, nonostante le restrizioni imposte dal lockdown alla mobilità e alle attività commerciali in vigore dal 6 novembre in tutta la regione, hanno “bruciato“ metà bonus inquinamento(o quasi).
Si tratta delle 35 giornate all’interno di un anno solare in cui è consentito lo sforamento del limite quotidiano di 50 microgrammi per metro cubo d’aria di Pm 10, le polveri sottili.
Con l’istituzione della zona rossa in Lombardia, la didattica a distanza e l’incremento dello smart working da casa il traffico è calato. Bar, ristoranti, centri commerciali chiusi così come i negozi non considerati essenziali hanno ridotto le emissioni del riscaldamento nel terziario.
Eppure – complice tre settimane pressoché senza piogge – solo la Valtellina, le Prealpi varesine, orobiche e lecchese sono riuscite a mantenere le particelle inquinanti sospese entro i valori limiti.
Altro giorno di sforamento del Pm10 a Milano. I valori, in tutte le centraline eccetto quella al Verziere, hanno doppiato per il secondo giorno consecutivo, la soglia limite dei 50 microgrammi al metro cubo.
Nella giornata di venerdì le centraline hanno registrato 106 microgrammi al metro cubo in via Senato, 101 in Pascal e 103 in viale Marche. Al Verziere invece si è fermata a 91 microgrammi. In provincia, valori pari al doppio dei limiti a Pioltello (107) e Monza (106) e Merate (100), mentre si sono fermati poco sopra i limiti a Varese (52) e Turbigo (59)
La qualità dell’aria relativa alla giornata del 26 novembre, secondo l’Indice Iqa elaborato dall’Arpa, resta “molto scarsa” con una media giornaliera di 90 microgrammi al metro cubo per il Pm10 e di 62 per il Pm2.5.