In piedi, distanziati, vestiti di nero, in silenzio.
Così alcuni dei cantautori più famosi della scena musicale italiana hanno manifestato con un Flash Mob in Piazza Duomo, insieme a collaboratori, tecnici e manager discografici. L’iniziativa è nata per manifestare a sostegno di tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo che faticano a riprendere la loro attività – o che non l’hanno ripresa affatto – a causa dell’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus e delle chiusure forzate.
Dunque proprio il 21 giugno, nella giornata della Festa della Musica, artisti come Levante, Diodato, Ghemon, Lodo Guenzi e Manuel Agnelli hanno deciso di spegnere la propria voce per raccontare le difficoltà che sta vivendo un settore tanto importante per la vita di tutti quanto trascurato: basti pensare – come riporta Anna Rita Masullo di “La musica che gira” – che l’intero settore culturale produce il 16% del PIL impiegando oltre un milione di lavoratori. Concerti, mostre ed eventi culturali non rappresentano solo un valore sociale, ma anche un valore economico al quale non si sta dedicando abbastanza attenzione.
Come sottolinea Manuel Agnelli, a mancare è una posizione netta da parte delle istituzioni che non sono in grado di fornire una solida assistenza agli artisti del mondo dello spettacolo, in particolare ai lavoratori occasionali: questi, infatti, non possono ricevere sussidi o cassa integrazione e hanno dovuto affrontare una quarantena senza entrate e senza aiuti economici, situazione che continuerà a prolungarsi. Preoccupano, inoltre, le chiusure dei locali di Milano come l’Ohibò, storico circolo che non è riuscito a sostenere le spese di gestione durante la quarantena. Quello che si chiede è anche di ripensare al modo in cui si vivono i concerti e gli eventi culturali, garantendo da un lato la sicurezza e dall’altro il ritorno sul campo di molti lavoratori. Manovre che, tuttavia, richiederebbero investimenti e tempo non indifferenti.
Tante le domande, dunque, e finora nessuna risposta.