Milano è diventata la capitale della cultura
Non si erano mai visti 50 mila visitatori a Fieramilanocity per il Miart, multi-mostra del contemporaneo nell’arte. E che dire del Salone del Mobile, sempre lo scorso aprile, con oltre 370mila presenze, + del 4% dal 2014, o del Piccolo Teatro con oltre 25mila abbonati, più dei tifosi interisti e milanisti allo stadio o del fatto che il consumo culturale a Milano e Lombardia è superiore alla media nazionale: il 36% contro il 29,9% per i visitatori nei musei, il 10,9% contro il 9,7% per la musica e che il brand-Teatro alla Scala è valutato ormai in 27,8 miliardi di euro?
Milano è diventata una capitale della cultura, come lo era dell’acciaio e della meccanica. Le imprese culturali producono più del 7% del Pil cittadino: sono luoghi come i musei pubblici, il Museo della Scienza e della Tecnologia (mezzo milione di visite l’anno), aree riconvertite, Bicocca e Ansaldo, luoghi privati come la Fondazione Prada, la Fondazione Trussardi; sono le due più grandi istituzioni teatrali nazionali, Scala e Piccolo, i cinquanta teatri il cui “modello-Milano” è invidiato da tutto il paese, multisale all’europea come il Parenti, l’Elfo-Puccini, e poi iniziative come il Milano Film Festival, le 619 associazioni culturali e ricreative, le oltre duecento biblioteche e istituti culturali, le 150 gallerie d’arte… Le cifre sono enormi: la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha catalogato 39mila imprese creative in Lombardia, + dell’1,3% rispetto al 2015. Tutte con attività fiorenti: 308mila occupati in regione, oltre 130mila a Milano e Provincia. Si stima che il valore aggiunto creato dalla cultura sia 10milioni di euro, sia più turismo – “nel primo semestre 2016 si registra un + 4% rispetto al 2015”, conferma l’assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno in concerto con il collega del Turismo Franco D’Alfonso – e più qualità della vita e Milano è oggi al secondo posto, risalita in 5 anni dal cinquantesimo posto. “Certo, l’Expo è stata una porta per l’Europa e non bisogna lasciar disperdere quello slancio”, dice Fiorenzo Grassi dell’Elfo-Puccini e ex-presidente dell’Agis Lombarda “L’Expo è stata trainante, perchè tutta la città ha ragionato in una logica internazionale e ha lavorato in network”, dice Umberto Angelini, manager culturale, alla guida del Teatro Grande di Brescia, per 13 anni direttore di Uovo, festival internazionale di performing art che ora ha scelto di fermarsi per le scarse risorse pubbliche ma anche per interrogarsi sul senso di un festival.
“Fare partnership” è un fenomeno relativamente, in buona parte delle arti visive (meno nei teatri) , ma il successo del Miart di Vincenzo de Bellis conferma che è la strada giusta. Palazzo Marino, che investe nella cultura quasi 30 milioni di euro (di cui quasi 20 per lo spettacolo), ne ha fatto una bandiera con il sistema dei palinsensti, unendo i contenuti di istituzioni diverse, grandi e piccole, dislocate in tutta la città. Perchè altra particolarità dell’industria cultuale milanese degli ultimi anni è il policentrismo. La Fondazione Prada di Rem Koolhaas è in largo Isarco, il Mudec in via Tortona, la Feltrinelli si sposta in Porta Volta, dove il cinema Anteo aprirà nel 2017 il Palazzo del cinema, una decina di sale e novità tecnologiche. “Il Comune dovrebbe investire più sul nostro settore. Il cinema è un aggregatore sociale, corso Vittorio Emanuele la sera si spopola da quando non ci sono più sale – dice Lionello Cerri, patron dell’Anteo- Da noi lo spettatore troverà film, ristoranti, librerie, negozi”. “A Milano, a differenza di altri centri, le istituzioni culturali sanno che la qualità di servizi aggiuntivi sono fondamentali per lo sviluppo”, sostiene Andrea Cancellato presidente di Federculture, associazione delle imprese creative, oltre che direttore della Triennale. E’ il caso del Franco Parenti che il 21 giugno aprirà la piscina allargando gli “orizzonti” del teatro, o proprio della Triennale che “per riqualificare il proprio ristorante ha emesso bond, raccogliendo 900mila euro”, come spiega il presidente Claudio De Albertis.
Più connessioni, più servizi vanno bene, ma ora bisogna fare un passo più in là. “La linfa culturale sono le realtà indipendenti”, suggerisce Umberto Angelini, quella filiera variegata ad elevato tasso di innovazione creativa e di capitale umano giovanile che sono i luoghi del nuovo melting pot culturale, tangenti tra design, arte, moda, musica… Mirko Rizzi producer della Marsélleria spiega: “Una mostra non è più il quadro appeso alla parete, ma happening, momento di condivisione di linguaggi contemporanei”. Risultato: la Marsélleria, nata nel 2009 in via Paullo come showroom del marchio di calzature, oggi è una galleria-teatro che ha raddoppiato in via Rezia. Sì, perchè i luoghi sono diventati fondamentali per innescare nuovi meccanismi culturali, come mostra il progetto della Santeria di via Palladini, che ha fatto il bis in viale Toscana con il Social Club, factory con cucina, shop, teatro, musica, arte, coworking e ora anche un laboratorio di stampa. Dice Teo Segale, uno dei soci: “Non siamo un service, ma un hub dove mettere in circolo conoscenze, dalla musica alla grafica. In futuro? Accorciare la distanza tra cultura e intrattenimento”. Esperienze che possono indicare una rotta: rottura degli steccati storici e necessità di una dimensione internazionale.“Aggiungerei un’altra sfida:la crescita del pubblico” dice Filippo Del Corno, annunciando la prossima apertura del grande teatro per ragazzi a firma di Italo Rota in zona Maciacchini. “Va bene tutto, ma nel 2030 i competitor saranno Barcellona, Monaco, Londra, Berlino – è il parere di Renato Mattioni , segretario generale della Camera di Commercio Monza e Brianza osservatore delle imprese lombarde – E la forza di Milano resta il senso di appartenenza e la responsabilità civica, quella antica cultura meneghina per cui la soddisfazione non è il profitto ma aver fatto un bel lavoro”.
Fonte : Anna Bandettini blog Repubbilca