mostra di Nan Goldin
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“This Will Not End Well”

This Will Not End Well. Non finirà bene. Un titolo ambiguo che a tratti intimorisce e inevitabilmente incuriosisce. Fino al 15 febbraio 2026, Pirelli HangarBicocca porta in scena a Milano l’intima e potente retrospettiva dedicata alla fotografa statunitense Nan Goldin, presentandola nelle vesti di filmmaker, come autrice che usa sequenze di immagini (slideshow) per animare tempo, corpo, perdita, affetto.

La mostra riunisce il più grande corpus di slideshow mai presentato, include un’installazione sonora appositamente commissionata e offre l’occasione di esporre per la prima volta in Europa in un contesto museale i suoi due più recenti slideshow.

L’esposizione include: The Ballad of Sexual Dependency (1981-2022), capolavoro di Goldin; The Other Side (1992-2021),ritratto storico, omaggio agli amici trans attraverso scatti intimi e privati realizzati tra il 1972 e il 2010; Sisters, Saints and Sibyls (2004-2022), testimonianza sul trauma familiare e sul suicidio; Fire Leap (2010-2022), incursione nel mondo dell’infanzia; Memory Lost (2019-2021), trip claustrofobico nell’astinenza da sostanze stupefacenti; e infine Sirens (2019-2020),viaggio nell’estasi della droga. A Milano, l’installazione Sisters, Saints and Sibyls (2004- 2022) sarà presentata all’interno del “Cubo”, uno spazio in cui le dimensioni e l’altezza – che supera i 20 metri – richiamano la natura architettonica de La Chapelle de la Salpêtrière di Parigi, luogo in cui l’opera è stata originariamente commissionata ed esposta nel 2004. L’installazione presso Pirelli HangarBicocca sarà riproposta in una forma fedele all’originale, che comprende anche gli elementi scultorei, visibili da una piattaforma sopraelevata.

In occasione della mostra in Pirelli HangarBicocca ospitata nelle Navate, saranno inclusi due slideshow aggiuntivi: You Never Did Anything Wrong (2024), il primo lavoro astratto di Goldin, ispirato a un antico mito secondo cui un’eclissi sarebbe causata da animali che rubano il sole, è una meditazione poetica sulla vita, la morte e i cicli naturali che collegano tutti gli esseri viventi. La seconda opera, Stendhal Syndrome (2024), si basa su sei miti tratti dalle “Metamorfosi” di Ovidio che prendono vita attraverso i ritratti degli amici di Goldin in un dialogo visivo attraverso il tempo, e in cui l’esperienza personale dell’artista si intreccia con i suoi scatti di dipinti e sculture provenienti da musei di tutto il mondo.
Inoltre, l’esposizione si aprirà con una nuova installazione sonora del collettivo Soundwalk Collective, che l’ha concepita in stretta collaborazione con l’artista. Come una sorta di preludio, l’opera guiderà i visitatori verso il simbolico villaggio di slideshow di Goldin.

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