Torce di Milano Cortina 2026
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Torce di Milano Cortina 2026

Le torce Olimpiche e Paralimpiche di Milano Cortina 2026, che accenderanno l’attesa e l’entusiasmo per i prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali, sono state svelate il 14 aprile in due eventi simultanei alla Triennale di Milano e all’Expo 2025 di Osaka, in Giappone.

Hanno presenziato al duplice evento quattro madrine d’eccezione. A Milano hanno accompagnato le torce Stefania Belmondo, leggenda azzurra del fondo capace di ottenere in carriera 10 medaglie olimpiche (inclusi due ori), e Bebe Vio, fiorettista che si è messa al collo sei medaglie paralimpiche tra cui il doppio oro individuale firmato a Rio 2016 e Tokyo 2020. Ad Osaka, invece, è stato il turno di Carolina Kostner, bronzo olimpico nel singolo femminile di pattinaggio di figura a Sochi 2014, e di Martina Caironi, stella dell’atletica paralimpica italiana che ha nel palmarès sette medaglie vinte tra 100 metri piani T42/T63 e salto in lungo.

Le torce, sviluppate da Eni, Premium Partner della Fondazione Milano Cortina 2026 per i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali, presentano una finitura riflettente e iridescente, ma differiscono nel colore: quella paralimpica è in tonalità bronzo, mentre quella olimpica ha toni blu-verde.

Le torce sono completamente made in Italy. Sono leggere – circa 1.060 grammi (bombola esclusa) – e composte prevalentemente da materiali riciclati, in particolare da una lega di alluminio e ottone. La sostenibilità è, infatti, al centro di questo iconico oggetto: le torce sono state dotate di un sistema che permette di riutilizzarle e ricaricarle per ben 10 volte, riducendo così il numero di torce richieste per entrambe le staffette.

Ogni torcia è più di un semplice oggetto: è un’icona, una parte fondamentale della storia che Milano Cortina 2026 intende scrivere e dell’eredità che intende lasciare dopo i Giochi. I colori delle torce celebrano il legame tra uomo e natura, sport e futuro. La torcia paralimpica brilla di Montagne di Luce, rendendo omaggio alla forza interiore degli atleti paralimpici e al potere del loro coraggio di rimodellare il mondo.

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