Festival di Sanremo: la comunità ebraica di Milano contro Ghali
La comunità ebraica di Milano insorge contro la canzone che Ghali ha portato al Festival di Sanremo, accusandolo di propaganda antisraeliana.
Le parole del presidente Walker Meghnagi “Ieri sera, al Festival, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani è andata in scena una esibizione che ha ferito molti spettatori. Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre”.
Meghnagi ha poi aggiunto: “Dopo che i terroristi di Hamas, che controllano Gaza, superano il confine legalmente riconosciuto di Israele e sterminano in sole due ore oltre 1.400 ebrei, con donne stuprate e mutilate, le ragazze davanti ai propri genitori e le madri davanti ai propri figli, neonati bruciati vivi nei forni a microonde, bambini ammazzati a freddo uno per uno, disabili e anziani massacrati senza pietà”.
Le frasi finite sotto accusa sono: “Di alzare un polverone non mi vaMa, come fate a dire che qui è tutto normalePer tracciare un confineCon linee immaginarie bombardate un ospedalePer un pezzo di terra o per un pezzo di paneNon c’è mai pace”.
La replica di Ghali
“Sto leggendo in rete appelli, commenti, rispetto al testo della mia canzone. Sono venuto a Sanremo per portare un messaggio, non ho né il ruolo né l’ambizione di risolvere una questione internazionale”, ha poi replicato l’artista sui propri canali social.
“Se la mia esibizione porta a ragionare sull’irragionabile, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere allora ben venga. Non si può andare oltre. È necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso”, ha aggiunto. Ha infine spiegato che il testo non è conseguenza degli attacchi del 7 ottobre: “È stata scritta prima, ed io mi sono chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri”.