Per comporre la classifica sono state analizzate 9 dimensioni base : affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, popolazione, reati, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, sistema salute e tempo libero, suddivise in 14 sotto dimensioni e 92 indicatori di base. Ma scendiamo nello specifico e vediamo in ogni ambito quali città si sono distinte.
Il ranking
La classifica divide 107 province italiane in quattro gruppi: nelle città che rientrano nei primi due la qualità della vita è giudicata buona (1) o accettabile (2), mentre in quelle del terzo e quarto risulta scarsa (3) o insufficiente (4). Il punteggio è assegnato sulla base di nove variabili: affari e lavoro, ambiente, istruzione, popolazione, reati, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, sistema salute e tempo libero.
La ripresa post-Covid delle Metropoli
Quest’anno emerge un’altra tendenza, potremmo dire “post-Covid”: la forte ripresa, negli ultimi due anni, che ha coinvolto province e città metropolitane del Centro-nord, appartenenti al cluster “Metropoli”. Tendenza ben rappresentata dal 2° posto del capoluogo lombardo Milano, dai dati di Bologna e Firenze, ma anche dalla performance di Torino (31ª) e Roma (33ª), che scalano una ventina di posizioni rispetto al 2022.
La classifica realizzata da ItaliaOggi – ItalCommunications con l’Università La Sapienza
Classifica città italiane qualità della vita: i flop
Accanto alle migliori città italiane per qualità della vita, la medesima indagine si è occupata anche di identificare i peggiori centri urbani dove stabilirsi. Tra questi ci sono Crotone, Isernia, Caltanissetta, Foggia, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Taranto, Enna, Caserta, Napoli, Salerno, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Trapani, Brindisi, Catania, Siracusa, Messina e Palermo.
Tra i problemi evidenziati dallo studio, emerge che molte città stanno perdendo posizioni per via degli elevati canoni di locazione e per lo scarso benessere delle generazioni più giovani, un indicatore che ha assunto nel tempo un’importanza sempre maggiore.