Milano si sa non è certo facile per il settore della ristorazione tra costi elevati e altissima concorrenza. Eppure ci sono anche posti che ce la fanno e celebrano traguardi importanti come Movida che quest’anno festeggia 25 anni di attività. Il segreto? Differenziarsi e sapersi rinnovare.
Movida da aperitivo a ristorante
Un tempo chi passava al Movida lo faceva soprattutto per il ricco buffet degli aperitivi abbinato a cocktail di livello. Oggi, invece, chi arriva qui trova un’ottima offerta di pesce ma (ma non solo) vista Navigli.
Il menù di Movida parla la lingua italiana ma, così come il ristorante stesso, mostra una felice apertura verso il resto del mondo. L’executive chef Gian Battista Cabrini dialoga con il
commensale attraverso uno stile che parla di italianità e nasce dalla profonda conoscenza della cucina tradizionale del nostro paese. Un punto di partenza solido, da cui prendono forma piatti personali, guidati da una irrefrenabile voglia di esprimere la propria individualità e curiosità nei confronti di sapori e materie prime provenienti dal mondo. Ne sono un esempio la sua Millefoglie di baccalà, cotto nel latticello e mantecato con la fava tonka, senza aggiunta di olio, sale o pepe, da gustare insieme a croccanti chips di polenta soffiata, o il Foie gras marinato al Kahlua servito su panbrioche croccante e accompagnato da un caviale al vermouth antica ricetta, così come la sua Ricciola scottata in padella al passito di Pantelleria e caramellata alla Teriyaki con Pak-Choi in agrodolce.
Il dopo cena
Il locale però non offre solo un servizio di ristorazione interessante ma anche un’ottima lista di drink con proposte ricercate e con una particolare predilezione per il Gin tanto che vanta oltre 90 etichette e toniche diverse, per creare un Gin Tonic completamente personalizzato.
Ma la vera chicca del locale è la carta degli amari. Avete mai visto una carta degli amari con venti differenti proposte? Ebbene qui la potrete trovare e ne rimarrete di certo piacevolmente stupiti dallo studio di livello che c’è dietro questa ricerca. Il consiglio, dunque, è quella di farsi incuriosire dalle proposte dimenticando le classiche etichette di Montenegro e Jagermeister che qui nemmeno ci sono.