gigante arco della pace
gigante arco della pace
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Il gigante in resina di Emanuele Giannelli è arrivato in città; il quesito che ognuno si pone è: spinge o sostiene l’Arco della Pace?

Lo scultore Emanuele Giannelli torna ad esporre in uno spazio urbano la sua installazione site-specific: “appoggiata” di volta in volta a palazzi o chiese, dal titolo emblematico: “Mr. Arbitrium”, ovvero scelta.

Infatti, dopo essere stata appoggiata a palazzi storici di Serravezza e Pietrasanta (la città d’elezione dell’artista, nato a Roma), e poi CarraraViareggio e Lucca, è giunta a Milano.

Sul sito dell’artista è spiegato chiaramente che “Mr Arbitrium” nell’azione di spingere cela anche l’azione di sostenere, entrambe svolte con la stessa muscolatura e la stessa tensione.
“Da questa ambivalenza nasce il duplice significato dell’opera e il concetto della scultura stessa, che lascia all’osservatore la decisine finale.
Toccherà a noi scegliere se spingere o sostenere l’edificio storico o la Chiesa, simboli della nostra storia e della nostra cultura.”

LA SPIGAZIONE DELL’ARTISTA 

“La scultura è pensata con tutta la muscolatura in tensione, intenta a sorreggere la struttura o a spingerla via in maniera decisa:
giocare su tale ambivalenza è l’intento del lavoro dell’artista e nel duplice significato di questa azione si cela il concetto che sta alla base dell’opera.

In un momento storico di grandi cambiamenti e di ritmi sempre più accelerati come quello che stiamo attraversando, inevitabilmente ci viene chiesto di scegliere:
spazzare via la chiesa o l’edificio storico, simbolo delle Istituzioni, della nostra storia e della nostra cultura, o invece sostenere e difendere la chiesa, la nostra storia millenaria, i simboli della cultura dell’Occidente?”

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Poi continua svelando l’aspetto psicologico dell’opera:

“La scienza ogni giorno ormai da tempo ci parla di robotica, neurotecnologie, cellule staminali, clonazione, società digitali controllate ecc.
D’altra parte, da sempre l’uomo condivide incertezze, paure, entusiasmi e progressi.
Come si interfaccerà rispetto a tali sfide?
Ognuno di noi sarà chiamato a decidere quale dei due diversi sentieri intraprendere
– “spingere” o” sostenere” – .

Nel dubbio su quale direzione, filosofica e culturale, prendere, ognuno di noi metterà in campo il proprio “io”, agendo secondo le proprie capacità e la propria coscienza.
È qui che nasce l’idea che il soggetto protagonista non sia più la scultura, ma noi stessi, l’umanità tutta.

Tanti “io” portati a prendere quelle decisioni, tante interpretazioni simili o distanti tra loro, nella speranza di evitare fraintendimenti, malintesi o errori di valutazione.
Il futuro e l’uomo passeranno da qui, almeno nella visione dell’artista”.

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