Nella Milano tra le due guerre, il bel mondo si dava appuntamento (e faceva festa) a casa di Nedda e Gigina Necchi e di Angelo Campiglio: Villa Necchi Campiglio, oggi una delle più belle case-museo della Milano segreta. Nel cuore del Quadrilatero del Silenzio, vicino alla fermata della metropolitana Palestro (M1), la dimora, progettata nei primi anni Trenta Pietro Portaluppi, fece notizia per la presenza di una piscina privata nel giardino: era la prima in città, dopo quella comunale, segno di un nuovo modo di vivere il tempo libero.
Fai come i primi ospiti, fermati al bistrot e goditi un caffè a bordo piscina. Poi, lasciati sorprendere dalle tecnologie d’avanguardia adottate all’epoca dall’architetto – citofoni interni, porte blindate scorrevoli e un virtuoso sistema per il recupero e il riciclo dell’acqua per la piscina, l’irrigazione del giardino e l’impianto di riscaldamento – e dalla ricca collezione d’arte che impreziosisce gli interni della villa.
Attenzione a raccontare un segreto: anche i muri hanno le orecchie. E a Milano mai detto potrebbe essere più vero. Appena fuori da Villa Necchi Campiglio, in via Serbelloni 10, accanto al portone di Palazzo Sola Busca, noterai un orecchio sporgere dal muro. Si tratta di un citofono in bronzo (uno dei primissimi a Milano) realizzato da Adolfo Wildt negli anni Trenta, dalla forma così particolare che valse al palazzo il soprannome di “Ca’ de l’Oreggia”.
Se lungo la strada verso Villa Necchi Campiglio hai notato alcune persone intente a sbirciare tra le siepi che nascondono la facciata di Villa Invernizzi, fermati e tieniti pronto a scattare una foto: nel giardino privato, attorno a un laghetto, vive una colonia di fenicotteri rosa.
Mattoncini rossi, lunghe e strette finestre, un bovindo e tre frontoni a punta. Alcuni la chiamano “l’olandese” per lo stile dell’architettura che ricorda quella tipica nordeuropea. In realtà, l’abitazione in via Carlo Poerio 35 è una delle sedici case 770 costruite identiche in diverse città del mondo dalla comunità ebraica ortodossa dei Lubavitcher. Questa di Milano è l’unica presente in Europa.
Basta poco più di un chilometro per passare dal Quartiere del Silenzio a quello Arcobaleno. Un altro posto da vedere della Milano segreta. Ti troverai davanti a villette a schiera basse, con balconcini, palme e giardini privati. Ma, soprattutto, a facciate dalle tinte sgargianti. Si tratta di Via Lincoln, una strada privata di soli pochi metri, ma così colorata da essere conosciuta come la “Burano milanese”.
Fai un giro nei dintorni, tra locali e ristoranti per la sera. In Corso XXII Marzo troverai il mercato del Suffragio e il murale dedicato a Sant’Ambrogio apicoltore, una delle ultime opere di street art realizzate a Milano, omaggio alla laboriosità e resilienza dei suoi cittadini.
A volte i segreti meglio nascosti si trovano proprio davanti ai tuoi occhi. Cammina fino in centro e prova ad osservare con attenzione il Duomo, soffermandoti sulle statue che decorano la facciata. Sul lato sinistro del portone centrale, ce n’è una che assomiglia molto alla Statua della Libertà. É la Legge Nuova di Camillo Pacetti, realizzata nel 1810, e si dice che ispirò Frédéric Auguste Bartholdi, autore della più nota scultura-icona di New York.
Sapevi che i Barbari vivono a 500 metri dal Duomo e dal Teatro alla Scala? Per la precisione, sono otto giganti e campeggiano sulla facciata di Palazzo Leoni-Calchi, via degli Omenoni numero 3, un altro gioiello della Milano nascosta.
Queste imponenti sculture maschili rappresentano le stirpi dei barbari sconfitti – Svevo, Quado, Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno – e sono ispirate a quelle della Roma antica. Alcuni vedono delle somiglianze con i “Prigioni” di Michelangelo, forse non a torto: l’aretino Leone Leoni, proprietario del palazzo e promotore della sua ristrutturazione, fu scultore della Zecca di Milano nel 1542 e grande appassionato d’arte. Parte della sua collezione, che comprendeva per esempio il Codice Atlantico di Leonardo, è oggi raccolta nella Pinacoteca Ambrosiana.
Incamminati verso via Larga, fino a raggiungere piazza Santo Stefano, e armati di coraggio: d’altronde, stai per attraversare la “Stretta dei morti“, oggi Vicolo di San Bernardino. Fai ancora in tempo a tornare sui tuoi passi. Altrimenti, varca il portone della chiesa di San Bernardino alle Ossa e scendi nell’Ossario. Nel piccolo ambiente avvolto nella penombra, teschi, vertebre, femori e ulne rivestono interamente le pareti e incorniciano stipiti e colonne.
Prova a tornare qui il 2 novembre. Si dice che nel giorno dei morti una bambina, le cui ossa si trovano presso l’altare, torni in vita per trascinare gli altri scheletri in una danza macabra.
Se il diavolo veste Prada, sicuramente ha casa a Milano. Uscito da San Bernardino alle Ossa, bussa alla porta di Palazzo Acerbi, in corso di Porta Romana 3 (M3 – Missori), chissà mai che tu possa incontrarlo ancora. Le cronache del 1630 raccontano infatti che qui abitasse il demonio in persona, l’aristocratico Ludovico Acerbi. L’uomo era solito spostarsi a bordo di una carrozza trainata da cavalli neri e si ostinava a organizzare feste e balli, nonostante tra le strade di Milano imperversasse la peste. Che sembrava colpire proprio tutti, tranne lui e i suoi invitati. Evidenti indizi di una presenza demoniaca…
Tra le altre stranezze di Palazzo Acerbi, una palla di cannone incastonata sulla facciata. Risale alle battaglie delle gloriose cinque Giornate di Milano, del 1848.
C’è un altro posto a Milano in cui il diavolo ha lasciato lo zampino. Fuori dalla Basilica di Sant’Ambrogio (M2 – Sant’Ambrogio), una colonna in pietra mozzata ha due fori ben visibili. Secondo la leggenda furono proprio le corna di Lucifero, scaraventato a terra nella lotta con Sant’Ambrogio, a causarli. Odore di zolfo e rumori sinistri: se ti avvicini ai buchi, potrai sentire il richiamo dell’Inferno. O almeno, così si dice. Hai il coraggio di provare?
Risali piazza Sant’Ambrogio in direzione Castello Sforzesco, per un altro posto curioso lungo Corso Magenta. A discapito del nome, piuttosto comune, Casa Rossi ha ben poco di convenzionale. Te ne accorgerai varcando il suo ingresso al civico 12. Posizionati al centro del cortile interno (è accessibile al pubblico) e alza lo sguardo: l’architettura di cinque piani, disegnata da pilastri, capitelli e finestre, incornicia una porzione di cielo azzurro in un perfetto ottagono. La foto giusta da postare sui social. A soli 10 minuti a piedi, potrai raggiungere la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo Vinciano.
A proposito di posti da visitare a due passi da uno dei capolavori del genio da Vinci più famosi al mondo, ecco Casa degli Atellani con la Vigna di Leonardo. Nascosta dietro al portone dell’unico edificio in stile Rinascimentale in Corso Magenta, al numero 65, si scopre una casa museo con tanto di giardino, che fino a qualche anno fa era uno dei segreti meglio custoditi di Milano.
Visita la sala dello Zodiaco, lo studio di Ettore Conti, lo Scalone monumentale del Portaluppi e la sale con i ritratti del Luini. Poi, affacciati sul giardino delle delizie: proprio qui, in occasione di Expo 2015, è stata ripiantata, nella collocazione originaria, la vigna che Ludovico il Moro donò a Leonardo in segno di ringraziamento per gli anni di lavoro presso il Ducato.
Le case igloo progettate dall’ingegnere Mario Cavallè sono uno degli esperimenti residenziali più curiosi di Milano. Si trovano in via Lepanto, nel quartiere della Maggiolina (M5 Marche o Istria), e furono costruite nel dopoguerra come unità abitative provvisorie, per ospitare le famiglie sfollate dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi, solo due case hanno mantenuto l’impianto originale, ma continuano ad attirare curiosi e instagrammer a caccia di posti da scoprire della Milano segreta.