Il Museo accoglie I Sette Savi di Fausto Melotti all’interno dei suoi spazi, grazie a un accordo di valorizzazione tra il Comune di Milano, la Città Metropolitana e il Museo del Novecento. A partire da venerdì 29 ottobre, infatti, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia esporrà il gruppo scultoreo nel giardino del primo Chiostro dell’edificio Monumentale, restituendo alla città, in un allestimento permanente, un’opera iconica che fa parte del patrimonio del Novecento milanese.
Il Museo della Scienza accoglie I Sette Savi di Fausto Melotti
Per la collocazione del gruppo scultoreo sono stati scelti i Chiostri recentemente restaurati, in modo da creare un legame tra le sculture, il verde e il contesto architettonico, dove le figure sono disposte secondo uno schema geometrico che determina un gioco di sguardi, in un enigmatico silenzio volto a rinnovare lo spirito con cui Melotti, artista e ingegnere, le pensò. Questo progetto culturale si pone in linea con l’identità e la missione del Museo di dialogo tra arte, scienza e tecnica.
L’arrivo de “I Sette Savi” al Museo, si inserisce in un percorso progettuale di valorizzazione e fruibilità dei Giardini e delle pertinenze archeologiche, con la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Milano, nonché di continuità all’attività culturale e organizzativa del Museo. Gli interventi strutturali ed allestitivi dei Sette Savi sono stati realizzati grazie al contributo di Regione Lombardia.
L’opera “I Sette Savi”, costituita da sette sculture realizzate in Pietra di Viggiù, è stata commissionata nel 1961 dal Comune di Milano a Fausto Melotti per il giardino del nuovo edificio del Liceo Carducci . Le sette sculture riprendono, modificandola, l’opera in gesso “Costante Uomo” che Melotti aveva presentato alla VI Triennale del 1936 per la Sala della Coerenza progettata dallo Studio BBPR (gli architetti Banfi, Belgioioso, Peressutti, Rogers): dodici sculture in gesso, con una mano incavata all’altezza del cuore, disposte in tre file da quattro sculture ognuna. Nell’abbozzo di figure umane senza dettagli che si rifanno anche ai manichini di De Chirico, l’artista rileggeva il tema dei saggi custodi dell’antica civiltà greca, Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante e Pittaco , rifacendosi alla ricostruzione fatta da Diogene Laerzio nelle “Vite dei Filosofi”.
Dei Sette Savi Melotti realizza più esemplari, oltre a questi in pietra: una versione in gesso, probabilmente preparatoria alle sculture per il Liceo Carducci, e una in marmo commissionata nel 1981 dal Comune di Milano ed esposta al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, in via Palestro. Per l’installazione dei Savi si torna a scegliere uno spazio all’aperto, per creare un legame tra il manufatto artistico, la natura e l’architettura da cui è circondato , dove le sculture sono disposte secondo uno schema geometrico che determina un gioco di sguardi in un enigmatico silenzio, scevro però da ogni forma di inquietudine. La loro figura imponente suscita un senso rassicurante di protezione, derivante dalla saggezza quasi ieratica che sembrano infondere in chi li osserva: sono infatti entità imperturbabili che affrontano lo scorrere del tempo con compostezza, accogliendolo senza affanni, e invitando lo spettatore a fare altrettanto.
Il gruppo scultoreo ben riflette la sfaccettata formazione di Fausto Melotti, ingegnere, musicista e scultore, oltre ad essere emblema della fecondità creativa di un periodo particolarmente significativo per l’arte milanese e italiana, in cui la storia della Città si fonde con quella del Paese. La volontà del Museo di restituire “I Sette Savi” alla comunità, vuole essere un’azione concreta per affermare il valore della cultura come fattore primario di conoscenza, in un’ottica di coesione sociale basata su un forte valore identitario: arte, scienza e cultura sono infatti elementi di unione in cui riconoscersi come parte della stessa storia.