Meno alcol e più acqua nel vino: l’ultima proposta di Bruxelles
C’è chi scuote la testa con disprezzo già di fronte alla pratica, assai comune a tavola in famiglia, di allungare il vino nel proprio bicchiere aggiungendo dell’ acqua per renderlo meno alcolico. Figuriamoci se la pratica fosse ammessa addirittura nel processo produttivo. Un rischio che, denuncia Coldiretti, è ora reale. Perché la Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha pronto un documento con cui si autorizza la cosiddetta dealcolazione. Appunto l’eliminazione di una componente di alcol e la sostituzione dell’aggiunta di acqua.
Più acqua, meno vino, la questione, va detto, è in discussione da tempo a Bruxelles ed è salita alla ribalta in questi giorni perché durante l’ultima riunione dell’Ocm Vino la Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura avrebbe accolto la proposta che prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione di una componente di alcol e la sostituzione dell’aggiunta di acqua.
“È un mega inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino – denuncia la Coldiretti – un prodotto nel quale vengono compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel processo di trasformazione dell’uva”.
Per Matilde Poggi, presidente della Federazione italiana Vignaioli Indipendenti, «la battaglia da affrontare a Bruxelles è quella per mettere i giusti paletti». Primo tra tutti, quello di prevedere la riduzione di alcol solo per i vini da tavola. «Eliminare del tutto l’alcol significa usare del vino come base per fare bevande industriali che rispondono alla domanda di un certo tipo di consumatori, ma che non hanno nulla a che fare con il prodotto di partenza e con il nostro mondo» spiega la presidente Poggi. «Altra questione è la dealcolazione parziale per ottenere vini più bevibili, come richiesto da alcune fette di mercato. Noi vignaioli indipendenti crediamo che questa sia una pratica invasiva che snatura il prodotto e per questo riteniamo che debba essere bocciata. Invece di produrre un vino con un’alta gradazione per poi abbassarla, sarebbe più sensato lavorare meglio in vigna e in cantina per mitigare lo sviluppo dell’alcol. Alcune pratiche sono possibili, ma nel solco della tradizione e della natura».