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Padel mania in Italia. È meglio del calcetto?

DIFFUSASI IN POCHI ANNI, IN ITALIA QUESTA ATTIVITÀ REGISTRA LA CRESCITA PERCENTUALE PIÙ ELEVATA E RAPPRESENTA GIÀ OGGI IL 25% DEL BUSINESS DEL SETTORE SPORTIVO AMATORIALE.

Nel 2015 le richieste di prenotazione per giocare a padel in Italia erano meno di una ogni tre giorni (99 in tutto). Poco più di un anno fa, solo nei primi cinque mesi del 2019, le domande avevano toccato quota 85 mila.

Questi numeri rendono bene l’idea di come il padel sia diventato in brevissimo tempo uno degli sport più amati dagli italiani con 1.600 campi a disposizione nella Penisola. Secondo una rilevazione di PrenotaUnCampo, il portale di servizio prenotazione campi online più diffuso in Italia, il padel rappresenta a oggi il 25% del business del settore sportivo amatoriale in Italia con la più alta percentuale di crescita.


Si dice “Padel” o “Paddle”? Un po’ di storia…

Leggenda narra che la prima versione di questo gioco sia nata alla fine del diciannovesimo secolo, quando membri dell’equipaggio della marina inglese impiegavano il loro tempo libero scambiandosi una pallina con l’aiuto di un remo (“paddle” significa “pagaia” in inglese), sfruttando le pareti della stiva, a bordo dei velieri che solcavano gli oceani durante la “corsa alle colonie”.

Secondo altri questo gioco è nato, nella sua forma primitiva, nel 1898 grazie al reverendo newyorchese Frank Beal con il nome di “Paddle Tennis”, come attività ludica riservata in un primo tempo ai bambini. Il nome (paddle) deriverebbe dalla racchetta a piatto solido – paddle racquet (‘pagaia’) in lingua inglese. Per giocare si usava infatti una racchetta in legno pieno, mentre il campo era circondato di recinzioni metalliche.

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In un’altra versione sulla storia del padel, il gioco deriverebbe invece dal Platform Tennis inventato attorno al 1920 da Fessenden Blanchard e James Cogswell a New York. I due desideravano giocare a tennis nel giardino di casa anche nel periodo invernale. Per questo decisero di installare un campo da tennis di dimensioni ridotte (mancava lo spazio per averne uno di dimensioni regolamentari) che avesse il pavimento sollevato rispetto al suolo – da cui la “piattaforma” del nome – per consentire di installare, sotto di esso, un sistema di riscaldamento che evitasse l’accumulo di neve. Per evitare che la palla uscisse dal perimetro di gioco, fu aggiunta infine una recinzione sul bordo del campo.

Sempre la mancanza di spazio caratterizza anche l’ultima versione sulla nascita di questo sport, quella ufficialmente riconosciuta, secondo cui nel 1969 il mecenate messicano Enrique Corcuera , volendo costruire un campo da tennis nella propria abitazione, ma ritrovandosi dei muri proprio a ridosso dello spazio disponibile per creare il terreno di gioco, ebbe l’idea di considerare i muri come parte integrante del campo stesso. Corcuera poi coniò alcune regole per questa nuova attività – sulla falsariga di quelle già in uso nel tennis – e la chiamò “padel”. Ed è quindi questo il termine con cui il nuovo sport venne chiamato da parte del suo creatore storicamente riconosciuto.

La storia non finisce qui.

Qualche tempo dopo, Corcuera invitò a giocare a casa sua l’imprenditore spagnolo Alfonso Hohenloe il quale si entusiasmò a tal punto che al suo rientro a Marbella (1974) si fece costruire un campo nel suo circolo sportivo.

Curiosamente a Marbella (Spagna) erano soprattutto gli argentini a giocare. Molti di loro tornarono in patria e lì diffusero il Padel: in pochi anni, in Argentina, il gioco si diffuse al punto che milioni di persone – letteralmente – iniziarono a praticare questo sport facile e divertente, grazie anche ai molti campi pubblici costruiti.

Parallelamente all’Argentina anche in Spagna iniziò la diffusione di questo sport, che a differenza dei cugini sudamericani contava però un pubblico di personaggi famosi e di classi borghesi.

Il 25 luglio 1991 a seguito di questa diffusione internazionale venne costituita a Madrid la Federazione Internazionale di Padel. Fu il primo grande passo per organizzare un primo circuito internazionale basato su un vero regolamento del gioco.

Si dice “padel”. Ma allora da dove arriva il termine “paddle”?

Abbiamo visto che il termine Padel è stato utilizzato sia dal fondatore di questo sport sia tutt’ora dalla federazione internazionale che regolamenta il gioco – la International Padel Federation.

Il termine “paddle” nasce da una storpiatura del termine originario – che, effettivamente, non ha alcun significato. Questa storpiatura probabilmente si è verificata perché “paddle”, nella lingua anglosassone ha il significato di “pagaia”, che ricorda vagamente la forma della racchetta in uso in questo sport (molto diversa da quella da tennis).

La federazione italiana che si occupa ufficialmente del padel è la Federazione Italiana Tennis – FIT , che è l’organo di governo di questo sport dal 2008. Come altre federazioni nate in tutto il mondo, pur adottando il regolamento originale riferito al gioco padel, lo definisce paddle e spesso dunque i due termini finiscono col confodersi.

Quindi… Come chiamarlo?

In conclusione: potete chiamarlo padel (il nome ufficiale dato dall’ideatore del gioco) o paddle (la variante diffusa dagli anglofoni). In entrambi i casi non sbaglierete.

State certi invece che questo sport capace di conquistare decine di migliaia di persone solo in Italia nell’ultimo anno, saprà entusiasmarvi grazie un gioco divertente e amichevole, che può essere praticato da persone di diversa età, sesso, condizioni tecniche e fisiche e, soprattutto, richiede una spesa minima, quindi accessibile davvero a chiunque.

Perché tutto questo interesse?

Sono ben 10mila gli italiani che si sono appassionati a questo sport e il numero è destinato a crescere.

«In Spagna il gioco è molto popolare – spiega Gianfranco Nirdaci, coordinatore nazionale di questa disciplina sportiva all’interno della Federazione italiana tennis, in un’intervista rilasciata al Sole 24 ore. – ma in Europa subito dopo ci siamo noi e i nostri trend di crescita sono veramente più alti».

Uno sport che ultimamente sta coinvolgendo sportivi del calibro di Novak Djokovic , vincitore di tredici slam in carriera ultimo dei quali Wimbledon 2018; Roberto Mancini, attuale Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, che a Guerin Sportivo dichiara che oggi non potrebbe farne a meno di giocarci, Francesco Totti che si è talmente appassionato da farsi costruire un campo nel proprio giardino di casa e tanti altri…

È uno sport che a differenza del tennis è molto più facile da imparare e ha tempi di gioco più veloci e divertenti.

È una disciplina vantaggiosa per tutti gli sportivi: può essere una valida attività motoria senza movimenti aggressivi, adatta per tenersi in forma e nello stesso tempo può essere anche semplicemente un’occasione di incontro e di “ritrovo”. Per quanto riguarda i campi invece, essi sono sia all’aperto che indoors, quindi praticabili tutto l’anno.

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