PALAZZO MARINO
PALAZZO MARINO
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Da lunedì al comune di Milano si ritorna a lavorare esclusivamente in presenza, o quasi. Il direttore generale Christian Malangone ha infatti inviato a tutti i responsabili le nuove disposizioni sullo smart working, tanto utilizzato durante i mesi più duri dell’emergenza coronavirus e nel periodo successivo alle prime riaperture.

Una la grande novità: i dipendenti dell’amministrazione meneghina non potranno usufruire di più di 6 giorni di lavoro da casa al mese. “Il limite per ciascun singolo dipendente è di sei giornate di lavoro agile al mese – si legge nella mail – utilizzabili sia con cadenza settimanale sia consecutivamente, previo accordo con i direttori di riferimento”. Fanno chiaramente eccezione “chi ha disabilità, particolari fragilità, è in quarantena o ha figli fino ai 14 anni in quarantena”.

Più volte il sindaco Beppe Sala aveva detto la sua sullo smart working, sottolineando come fosse necessario tornare al lavoro in presenza per “presidiare la scrivania”, ma questa volta è la rappresentanza sindacale unitaria ad attaccare, evidentemente in disaccordo con la scelta di palazzo Marino. Le Rsu hanno già richiesto che “sia convocato immediatamente il tavolo sindacale in merito alle disposizioni”.

“In questo momento in cui c’è un aumento dei contagi – ha spiegato Stefano Mansi, rappresentante per la Sicurezza della Rsu – arriva questa determina del Comune che è improvvida, soprattutto perché non è possibile mantenere la distanza di sicurezza in molti uffici. Il rientro così massivo dei dipendenti – ha sottolineato – aumenterà i rischi di contagio”.

“Queste scelte, del rientro dei dipendenti dallo smart working devono essere adeguate ai vari ambienti di lavoro, una determina così generale per 14 mila dipendenti non ha senso. Siamo l’unica azienda medio grande della città che fa rientrare i dipendenti, le altre – ha concluso – sono tutte in smart working”.

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