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CASE LOW COST: sette aree in vendita con il bando Reinventing cities: 43 ettari da rigenerare e 130 milioni di incassi per il Comune

terreni a 1 euro

La carta in periferia è il prezzo simbolico a Crescenzago e il supersconto al Vigentino, ma solo con edilizia popolare. Messe tutte insieme disegnano una nuova città ancora tutta da immaginare, anzi da reinventare, che si estende per 43 ettari e potrebbe generare risorse per il Comune (e per agli altri proprietari di alcuni pezzi del mosaico come Fs e Ferrovie Nord Milano) che partono da quasi 130 milioni di euro. È questo il risultato economico (minimo) che potrebbe arrivare sommando le basi d’asta di vendite e concessioni delle sette aree messe in gioco con Reiventing cities, il bando internazionale che unisce le metropoli globali impegnate con la rete C40 sul fronte dell’ambiente e della rigenerazione urbana sostenibile. Ma lo scopo di quella che l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran definisce “una scommessa”, per Palazzo Marino “non è fare cassa, tanto che in molti casi sarà il progetto a contare più dell’offerta economica, ma realizzare gli obiettivi che il Pgt ha delineato per la Milano del 2030”. A cominciare dall’urgenza di costruire, ai tempi dei prezzi del mattone tornati a volare e dell’arrivo di nuovi milanesi che un alloggio in un mercato “impazzito” non possono permetterselo, case soprattutto in affitto a costi accessibili.

È per questo che i 13.300 metri quadrati del parcheggio di Crescenzago che serve l’omonima stazione del metrò verranno ceduti al prezzo simbolico di 1 euro. A chi, però, si impegnerà a creare in via Civitavecchia un mix innovativo che unisca appartamenti in edilizia sociale e popolare. Ed è ancora per questo che i 52 mila metri quadrati di “verde incolto” di via Monti Sabini al Vigentino vengono venduti a un milione. Una quotazione non elevata per terreni che, certo, attualmente dormono sotto una coltre di abbandono, ma fanno parte di un quadrante della città che comprende il futuro villaggio olimpico dello scalo Romana. Anche qui, però, chi si farà avanti dovrà spendere almeno 22,4 milioni per opere pubbliche che comprendono un palazzo di alloggi popolari, una scuola con palestra polifunzionale, servizi, verde, parcheggi e piste ciclabili. Eccola la sfida. Che Maran lancia anche agli operatori: “Gli esperti calcolano che nei prossimi dieci anni su Milano caleranno 13 miliardi di investimenti immobiliari: aiutateci a realizzare gli obiettivi di una città che ha bisogno di abitazioni a prezzi accessibili”.

È la casa low cost, il filo conduttore di questa nuova edizione del bando globale. Complessivamente, tra Crescenzago, via Monti Sabini, l’ex Macello e lo scalo Lambrate (qui i padroni di casa di Fs hanno fissato la cifra minima di vendita a 5,7 milioni), il Comune stima di poter veder nascere nei prossimi anni 1.600 alloggi in edilizia sociale, in gran parte in affitto, e 120 in edilizia popolare. Destinatari: giovani famiglie, studenti, chi fa fatica. I 165 mila metri quadrati dell’ex cittadella dei mercati generali di via Lombroso dove un tempo si macellavano le carni è l’area che vale di più: base d’asta per la concessione novantennale del diritto di superficie, 73,1 milioni. È qui che dovrà nascere un nuovo quartiere che comprende anche il vicino gioiello messo sul mercato: per le Palazzine Liberty (una è occupata da Macao) di viale Molise il Comune non ha voluto una vera alienazione, ma mette in campo per 12,7 milioni il diritto di superficie per trent’anni per fare servizi, uffici o aprire attività economiche.

Oltre all’abitare, però, sono altri gli obiettivi del Piano di governo del territorio a cui Palazzo Marino punta con questo bando. Nella lista, c’è anche il nodo ferroviario di Bovisa (la parte del Comune vale 14 milioni, 14,4 quella di Fnm ed entrambe prevedono concessioni di 90 anni), da ripensare come centro direzionale compresi la nuova sede di Fnm che vuole lasciare Cadorna e spazi per start up o il vicino Politecnico. Ma soprattutto c’è piazzale Loreto che, spiega Maran, “dovrà essere ripensato in chiave verde e pedonale e potrà diventare il simbolo della Milano del futuro”. Per sostenere l’operazione di riqualificazione, l’Amministrazione vende il vicino palazzo di uffici di via Porpora (prezzo minimo 6,6 milioni) e chi parteciperà potrà “sfruttare” anche il mezzanino della stazione del metrò e le eventuali nuove costruzioni che potranno sorgere al centro.

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