MUSEO D’ARTE ETRUSCA: avrà un grande giardino sul retro del palazzo, la caffetteria, un bookshop e perfino un ristorante stellato.
Lo storico Palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro, in corso Venezia 52 a Milano, riaprirà al pubblico per ospitare una straordinaria collezione di reperti etruschi acquistata di recente dalla famiglia Rovati – imprenditori discendenti da quel Luigi Rovati che negli anni Sessanta fondò la casa farmaceutica Rottapharm – da un mercante svizzero e fatta rientrare in Italia.
“Una grande operazione di filantropia – spiega la sovrintendente Antonella Ranaldi – una straordinaria raccolta di 700 vasi etruschi del periodo arcaico di bucchero e impasto risalenti al periodo fra il IX e Il VI secolo a. C.
L’apertura del Museo, prevista per il 2018, è slittata all’estate del 2020 a causa di alcuni intoppi nella ristrutturazione della sede, palazzo Bocconi-Carraro. Lo annuncia Giovanna Forlanelli Rovati, vicepresidente della Fondazione Rovati. Lei sarà la futura direttrice del museo, affiancata dal conservatore Giulio Paolucci e da un consulente, Luca Massimo Barbero, che darà un tocco di «contemporaneità».
Il progetto di restauro è firmato dall’archistar Mario Cucinella. «Nel piano nobile progettato negli anni Sessanta dall’architetto Filippo Perego, “una casa ritrovata“, esporremo la Collezione Cottier-Angeli che abbiamo acquistato in Svizzera e riportato in Italia grazie ad un accordo con il Ministero dei Beni per le Attività culturali – racconta l’infaticabile Giovanna, moglie di Lucio Rovati, il primo ad appassionarsi all’arte etrusca -. Si tratta di 700 reperti, buccheri e impasti etruschi, considerati dagli esperti la più completa raccolta di vasi del periodo arcaico, presa come riferimento dai grandi musei del mondo».
Il museo avrà un grande giardino sul retro del palazzo, la caffetteria, un bookshop (gestito da Johan & Levi Editore, fondata nel 2005 dalla stessa Giovanna Forlanelli Rovati) e perfino un ristorante stellato.
Forlanelli, appassionata di arte contemporanea ammette che «è una scommessa ambiziosa in Italia perché c’è in primo luogo un problema reale con i materiali da esporre. Non vogliamo entrare in competizione con altri musei, in Italia abbiamo Villa Giulia, con il quale collaboriamo, e soprattutto siti archeologici importanti. Ma desideriamo offrire ai visitatori, anche internazionali, un luogo più focalizzato, multimediale, sull’esempio dei piccoli musei che ci sono all’estero, penso a Londra. Un centro di riferimento per il restauro e la ricerca, che attiri un pubblico vasto, non solo di addetti ai lavori».
Al momento la mostra «Il viaggio della Chimera» è esposta nel Civico Museo archeologico, con 200 pezzi alcuni dei quali provienienti dalla Fondazione Rovati e che faranno parte del futuro museo di arte etrusca.