Il sempre maggiore interesse del pensiero e della curiosità occidentali per l’Oriente fu evidente anche nelle Grandi Esposizioni che vennero organizzate con sempre più frequenza durante l’Ottocento e i primi del Novecento, raggiungendo l’apice, in Italia, nell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906: queste Esposizioni si rivelarono un efficace mezzo di diffusione delle culture e delle arti non europee in Occidente e un ottimo veicolo della migliore produzione artistica orientale, tanto da creare una vera e propria moda orientalista. Parallelamente la produzione giapponese e cinese iniziò a realizzare oggetti appositamente per le Esposizioni e per il mercato occidentale: molti esempi di questa produzione sono conservati oggi nelle collezioni del MUDEC.
La sala si apre con un video-racconto sui bombardamenti che nel 1943 colpirono Milano, distruggendo una parte delle Raccolte Civiche che ai primi del Novecento erano confluite nel Castello Sforzesco, restaurato da Luca Beltrami per diventare sede di tutti i Musei Civici. Purtroppo, una parte consistente delle collezioni dell’Africa e del Pacifico furono distrutte o danneggiate, mentre si salvarono le collezioni amerindiane e orientali, portate al sicuro insieme ai materiali considerati “pregiati” nei depositi di Sondalo, vicino a Sondrio, prima dell’accendersi del conflitto. Completa la sezione, una selezione delle opere superstiti che recano ancora traccia dei danni del conflitto, come la preziosa statua bronzea di Yamantaka, di produzione sino-tibetana, restaurata per l’occasione.
L’ultima sala del percorso è dedicata al collezionismo privato del Dopoguerra, influenzato dall’interesse per l’arte non europea dimostrato dalle Avanguardie.
Dal Museo del Novecento si trasferirà, infatti, Femme nue di Pablo Picasso, uno degli studi collaterali che l’artista realizzò per Les Demoiselles d’Avignon del 1907, dopo avere visitato le collezioni etnografiche del Trocadero a Parigi: la visita impressionò indelebilmente l’artista portandolo a concepire una nuova modalità espressiva debitrice all’arte africana per la semplificazione e l’estremizzazione delle forme. Alle collezioni d’arte africana già acquisite (Bassani) o concesse in precedenza in comodato (Passarè) si è quindi aggiunto ed esposto, in dialogo con Picasso, l’importante nucleo di opere d’arte africana della famiglia Monti.
In virtù dello stesso criterio viene esposta, in raffronto ai tessuti precolombiani della collezione Balzarotti, un’opera astratta in tessuto della storica esponente della Bauhaus Anni Albers, concessa in comodato dalla Fondazione Albers.