Dario Crapanzano, Il giallo di via Tadino
Trama
Milano, 1950. È sera, una gelida serata di inizio marzo, piove a dirotto. In una vecchia casa di ringhiera, a Porta Venezia, il corpo di una bella donna sulla quarantina, sposata e madre di due figlie, si sfracella sui ciottoli del cortile, precipitando dal quarto piano. L’inchiesta tocca a Mario Arrigoni, capo del commissariato di Porta Venezia. Tutto farebbe pensare a un suicidio, ma qualcosa nella dinamica dei fatti non convince il commissario. Comincia così un’indagine che si svolge in una Milano sferzata dall’ultima coda del freddo invernale, una città da poco uscita dalla guerra, le cui macerie sono ancora visibili nelle strade. Mentre intorno sopravvivono usi e costumi destinati presto a sparire, il piccolo mondo dei coinquilini della presunta suicida sfila davanti ad Arrigoni, rivelando personaggi curiosi, a cominciare da una portinaia molto perspicace, nonché miserie, ambizioni sbagliate, velleità. Al termine degli interrogatori, il suo collaudato metodo investigativo e una felice intuizione finale portano il commissario Arrigoni alla soluzione del caso, tanto amara quanto imprevedibile. Dopo il successo di pubblico in Lombardia, viene riproposto, in una versione riveduta e corretta, il romanzo di esordio di Dario Crapanzano.
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