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Si tratterebbe di unire il giardino delle palme e dei banani all’Anfiteatro grazie al ruolo del verde, con i filari che creano un “fondale vegetale” che in qualche modo ricostruisce un loggiato mai realizzato; tra le antiche rovine, servirebbero a tracciare il disegno di una costruzione perduta.”Sotto le zolle dell’aiuola dove ora sorgono le palme – spiega Ranaldi – ci sono le fondazioni e l’interrato di un palazzo mai compiuto che avrebbe dovuto disegnare il fondale di piazza Duomo.

Renzo Piano propose di piantare alberi alti a completare il lato mancante, ma il progetto non era fattibile perché non c’era abbastanza profondità per le radici. Prima di lui, però, fu Ignazio Gardella a pensare a un loggiato”. Una costruzione mai nata, appunto, che adesso verrebbe scandita dagli alberi. Un motivo filologico in più che è servito anche a dare il via libera a una “installazione” che, è convinta la soprintendente, “farà tendenza: Milano città della moda, può cambiarsi il vestito alla prima aria di primavera”. Grazie alla vegetazione.

Tra i resti archeologici, dunque, il verde potrebbe trasformarsi in un pezzo di architettura, un “Anfiteatro naturale”. “Una sistemazione a verde potrebbe aiutare a capirne lo sviluppo e l’architettura antica”, dice la responsabile dei Beni culturali. Un po’ quello che accade con le ricostruzioni virtuali degli antichi siti, dove si completano mura distrutte. Ma il progetto resta in attesa di uno sponsor.

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