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Il gruppo israeliano Leonardo Hotels sceglie Milano per crescere in Europa

Dieci alberghi entro tre anni, tra Milano, Roma, Firenze, Venezia e Napoli, per un totale di circa e circa 150 milioni di euro già allocati in un Private Equity, per un investimento complessivo potenziale fino a 450 milioni nel nostro Paese, da aggiungere agli investimenti già fatti in Italia da Leonardo Hotels per aprire le due strutture di Milano: quella inaugurata due anni fa in via Messina e il nuovo Nyx Hotel, che aprirà a fine febbraio in Piazza IV novembre.

David Fattal, fondatore del gruppo israeliano Fattal Hotels (e della filiale europea Leonardo Hotels) ammette: non è facile fare business in Italia. I tempi di finalizzazione dei contratti sono più lunghi che altrove e per questo, nonostante Leonardo conti già 75 strutture in 40 Paesi, solo due sono nella nostra penisola. «Ma noi siamo pazienti e non demordiamo, perché crediamo che l’Italia sia una piazza molto interessante e vogliamo espanderci», racconta al Sole 24 Ore, a cui ha fatto vedere in anteprima l’hotel che inaugurerà tra qualche settimana.

Nasce a Milano il primo albergo museo della street art della catena Leonardo Hotels. Si chiamerà Nyx Milan Hotel. Una torre di 12 piani in piazza IV Novembre, a pochi passi dalla Centrale, dove una volta c’era la sede della Philips. Dall’ingresso al tetto, i corridoi e le colonne sono dipinti da 13 artisti italiani di fama internazionale.

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Dalle sculture degli Urbansolid all’ingresso, passando per i graffiti 3D del patio firmati da Yama11, Peeta e Joys della Ead Crew, fino alla parete dell’ultimo piano siglata da Neve. Qui una donna tiene tra le sue mani, come in una campana di vetro, la città, che si intravede aprendo la porta della terrazza. La scimmia disegnata da Jair Martinez accoglie chi esce dall’ascensore all’undicesimo piano. Mentre al quarto le porte si aprono sui faccioni siglati da Seacreative. Si sovrappongono su più piani, come se ci fossero dei tagli su un foglio e si potesse vedere il disegno di quello appoggiato sotto. Poi piume di pavone dorate sulle scale, volti e labbra che si accavallano sul corridoio, forme geometriche che nascondono la firma davanti alle stanze. Ogni piano un nome diverso: Orion, Etnik, Skan, Andrea Casciu, Corn79, Moneyless. Esperti del lettering, artisti figurativi e astratti, scultori e illustratori.

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La rosa degli street artist e dei writer scelti dal curatore Daniele Decia, fondatore della Galleria Question Mark, è variegata. “Sono stato contattato a novembre da Iris Barak, curatrice che lavora a Tel Aviv per una fondazione d’arte legata alla proprietà di questi hotel, che mi ha coinvolto nel progetto”, spiega. Così Decia ha selezionato gli artisti e poi ha dato loro carta bianca. A ognuno ha chiesto di disegnare quello che più avrebbero voluto far vedere. Non c’erano altre richieste da parte del committente. “Niente ghirlande o fiorellini dipinti che piacciono all’arredatore, solo la libera interpretazione dello spazio da parte dell’artista”. Ne sono un esempio i graffiti 3D del patio e le colonne che sono una diversa dall’altra. Con disegni geometrici e colori accesi hanno l’obiettivo di dare un senso di profondità. Uno studio dello spazio che fonde il muralismo con il design d’interni, “senza vincoli poetici se non il richiamo alla strada”.

 

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