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LA MEDITAZIONE RIGENERANTE SUI NAVIGLI

Una nuova tendenza milanese è la pratica della meditazione sospesi sull’acqua dei Navigli, seduti su tavole da sup. Al mattino presto o all’ora del tramonto, quando la città si sta svegliando o i locali dei Navigli e della Darsena si stanno riempiendo per l’after-work cocktail, un gruppo di persone si rilassa e si ricarica seduti in cerchio sul sup, abbandonandosi al lento flusso dell’acqua.

Si chiama SUPMindfulness, è il risultato dell’intuizione di Stefano Borzacchiello, un giornalista milanese nel settore automobilistico e istruttore di sup. Dopo aver sperimentato personalmente i benefici della meditazione, Stefano ha deciso di trasformare la sua passione in un lavoro.

L’Associazione Nazionale dei Marinai D’Italia mette a disposizione tutto il necessario per l’esperienza: tavola da sup JBay.zone, pagaia e giubbotto di salvataggio obbligatorio. L’esperienza inizia con una breve spiegazione teorica su come stare in equilibrio sulla tavola da sup e sulle tecniche di base per navigare in sicurezza.

Successivamente, si passa alla pratica, pagaiando silenziosamente a un ritmo lento, e per chi se la sente, anche con gli occhi chiusi, lasciandosi cullare dal flusso d’acqua che va dalla Darsena al Naviglio Grande.

SUPMINDFULNESS LE FASI

Prima di salire in tavola, gli esercizi di energetica dolce

Dopo la lezione teorico pratica, seduti di fronte alle tavole, per entrare nell’esperienza di Supmindfulness invito tutti i partecipanti a sedersi a gambe incrociate e a entrare in contatto con il proprio respiro. In silenzio attraverso l’ascolto del respiro e a tre esercizi di energetica si crea così l’energia e l’armonia per iniziare la meditazione pagaiata. Che ora andremo scoprire passo dopo passo.

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Cambiare prospettiva

Usciti in tavola la prima fase di Supmindfulness è quella della contemplazione. Osservare quello che ci circonda dalla tavola con curiosità. Lasciare vagare lo sguardo fra una pagaiata e l’altra su quello che più ci colpisce. In questo modo ci diamo il permesso di guardare, osservare quello che ci circonda senza uno scopo preciso, ma per il solo piacere di farlo. Liberi da un dover guardare questo o quello coglieremo aspetti nuovi, o semplicemente osserveremo con più consapevolezza particolari già noti ma che non abbiamo mai avuto il tempo, né magari la curiosità di cogliere. In pochi metri il nostro sguardo si aprirà alla scoperta e con esso aumenterà la nostra predisposizione ad apprezzare quello che ci circonda, ma a cui il piú delle volte non diamo peso e importanza, troppo presi nel pensare e nel fare e a non vivere la semplicità e la bellezza del momento presente.

Lasciar vagare lo sguardo

La prima fase è l’inizio del viaggio, il primo tratto del percorso e anche il primo momento in cui entriamo in connessione con noi stessi da un punto di vista privilegiato, quello della tavola. Questo momento è quello che chiamo della riscoperta in cui il movimento delle braccia, delle gambe e del corpo ci aiuta nel mantenere la concentrazione sullo sguardo e a percepire lo stupore per quello che ci circonda che siano le case del centro di Milano o gli alberi e le montagne che abbracciano il lago, un gabbiano che passa o un colore che attrae la nostra attenzione… allenare il nostro sguardo a cercare la bellezza ovunque, ci restituirà il piacere di essere nel mondo e parte di esso, ovunque noi siamo.

Ascoltare i suoni che ci circondano, la musicalità della pagaia

Durante la pagaiata dopo aver osservato è il momento di ascoltare i suoni e i rumori che ci circondano portando attenzione e curiosità, cogliendo le sfumature che costruiscono quel tappeto sonoro a cui spesso non diamo attenzione. Ogni suono o rumore che ci arriva lo accogliamo, lo facciamo entrare in noi e cerchiamo di cogliere la sua provenienza, quello che suscita in noi il suo ascolto. E dopo aver ascoltato quello che ci circonda è il momento di ascoltare la nostra pagaia, che ad ogni… pagaiata restituisce, se ci prestiamo attenzione, una musicalità diversa. La pagaia suona appoggiandosi sull’acqua e nel movimento crea quel concerto unico che, ascoltandolo, ci dona pace e armonia. È un suono delicato, leggero che ci fa sentire la musica che ogni oggetto sa emettere e di cui via via impariamo a cogliere le sfumature. Impariamo ad ascoltare il nostro respiro e il suono della pagaia che si fondono e in quegli istanti si crea un’armonia delicata che ci fa avanzare con delicatezza cullati proprio dal suono della pagaia. 

I profumi e gli aromi


In questa terza fase invito i partecipanti a sentire i profumi che ci circondano: quando siamo sui Navigli arrivano l’aroma del caffè dai bar, quello dei piatti in preparazione nei ristorante.. al lago si percepiscono altri profumi naturali che variano da stagione a stagione.

Il risveglio del corpo

Nella quarta fase il nostro corpo, pagaiata dopo pagaiata, si è scaldato. E proprio in quel momento è possibile osservare i cambi di temperatura che si sono creati nel nostro corpo. Iniziamo a sentire le mani, se sono piú calde o piú fredde, la pelle del viso scaldata dal sole, la temperatura dei nostri piedi e delle parti scoperte. Come sta la nostra pancia. L’aria fresca che ci accarezza e il piacere di qualche goccia di acqua che, pagaiando, arriva coi suoi schizzi a bagnare i nostri piedi che sensazioni ci dà? Le osserviamo e impariamo a sentire la temperatura del nostro corpo che cambia, questo è un altro passo per sentire noi stessi in modo naturale. Sentire quello che siamo in quel momento in cui l’intensità del leggero sforzo fisico ci fa sentire che siamo in movimento, siamo vivi, esistiamo. 

Pagaiare a occhi chiusi verso la meta

La quinta fase della meditazione pagaiata, quella che precede la meditazione, è quella della libertà. Della scoperta del piacere di chiudere gli occhi per qualche istante e, sotto la mia attenta supervisione, per provare a sentire l’effetto che fa concedersi di pagaiare a occhi chiusi per qualche istante. Liberi di andare ovunque. All’inizio molti non se la sentono, ma poi tutti provano e in quegli istanti assaporano, me lo diranno solo dopo, il gusto della libertà. L’effetto che fa il sentirsi liberi in piedi sulla tavola e la magia, una volta riaperti gli occhi, di tornare a vedere il mondo con uno spirito più aperto, pronti per entrare nell’ultima fase, la meditazione.


La meditazione sospesi sull’acqua

Per aumentare la consapevolezza e la concentrazione, invito i partecipanti a scegliere un punto, una boa, un albero a cui fare riferimento e pagaiare focalizzati solo su quello. In quegli istanti vedo l’energia nelle loro braccia aumentare per raggiungere la meta. E una volta raccolti e ancorati, disposte le tavole a fiore, inizia la meditazione… la meditazione sospesi sull’acqua. 

Tutte le info : https://www.supmindfulness.it/

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