Da domani, sabato 17 dicembre, apre al pubblico negli spazi espositivi di Fabbrica del vapore la grande personale di Zerocalcare, al secolo Michele Rech e grande talento del fumetto italiano che, con oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific, racconta di noi, della politica e di storie di resistenza collettiva.
La mostra “Zerocalcare. Dopo il botto”, allestita negli spazi espositivi di Fabbrica del vapore fino al 23 aprile 2023, è promossa dal Comune di Milano-Cultura ed è ideata da Silvia Barbagallo, curata da Giulia Ferracci, prodotta da Arthemisia e organizzata da Minimondi Eventi e Arthemisia in collaborazione con Piuma.
“Il talento critico e artistico di Zerocalcare si esprime con il linguaggio immediato e diretto del fumetto e del cartone animato, che sono una vera e propria arte in grado di rappresentare un affresco estremamente efficace della società contemporanea – afferma l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. Zerocalcare ha infatti dato vita a un eroe quotidiano, vittima delle relazioni sempre più difficili che legano il singolo alle dinamiche collettive della società. Un eroe nel quale si riconoscono giovani e meno giovani, e in particolare tutti coloro che, di fronte a una realtà a volte drammatica, a volte difficile, a volte solamente assurda, attivano la loro capacità di resistenza umana e civile grazie all’intelligenza e all’ironia. Questa mostra è per loro”.
La frammentazione sociale all’indomani della pandemia; l’accrescimento delle paure all’epoca di una crisi globale e di un conflitto nel cuore dell’Europa; il forzato isolamento e la solitudine che hanno inevitabilmente generato disgregazione e causato la perdita di contatto con la realtà; la politica e le resistenze. Questi sono solo alcuni dei temi che Zerocalcare porterà in mostra dopo il grande successo riscosso con l’omonima serie TV.
“Il meteorite non sta cadendo. È caduto – dichiara Zerocalcare –. Il covid ci ha dato la possibilità di ripensare la società, di tirare fuori uno spirito diverso, più attento agli altri e alla collettività, ma non è accaduto. La mostra riflette anche su questo, guardando i lavori che sono stati realizzati a servizio delle lotte e delle vertenze collettive degli ultimi vent’anni fino ad oggi, si può scorgere un pezzo – parziale ma significativo – di quelle tensioni che attraversano le strade di questo paese”.
“Dopo quattro anni, vari nuovi libri, una serie televisiva di successo torna a Milano una nuova grande mostra di Zerocalcare – spiega Silvia Barbagallo – che come sempre ci porta ad alzare lo sguardo e a riconoscere tutta quella rete di rivolta, di speranza che non si spegne e che vale la pena di riconoscere e tenere viva”.
Sin da subito l’allestimento di mostra proietta il visitatore all’interno di una città immaginaria post-apocalittica dove, al centro della scena, è posta una strada circondata da palazzi disegnati dall’autore. Le facciate degli edifici colpiti da un cataclisma planetario portano inevitabilmente a una riflessione su quanto le nostre vite private e il nostro contributo alla dimensione collettiva siano cambiate a seguito della pandemia: dietro le porte chiuse delle case s’intravedono gli occhi di chi cerca fughe di sopravvivenza e tentacoli di animali mostruosi tentano il largo.
A partire da questo scenario, dove sono esposte anche tavole realizzate dall’autore durante i mesi del lockdown, si snodano le sezioni di mostra che seguono i temi più cari a Zerocalcare: dalle forme di resistenza incarnate dal popolo curdo ai lavoratori che protestano per condizioni di vita più dignitose; dal ruolo delle donne alle molte altre battaglie condotte da gente comune come espressione di quotidiana resistenza.
Questi uomini e gli storici protagonisti “zerocalcareschi” – dal Cinghiale, al Secco, a Lady Cocca – sono gli abitanti di questa città apparentemente disastrata ma che, invece, mantiene fuochi di vitale resistenza, emblematicamente rappresentata da una fiammella sorretta da alcuni di loro che, come un’apparizione, si stagliano lungo il percorso.
L’esposizione si sviluppa poi nelle due aree retrostanti gli edifici, pensate come due differenti “mondi”, quello interno e quello esterno all’autore. Se, infatti, da una parte trovano spazio i contenuti riferiti alle relazioni e alle ingiustizie sociali – “Strati” (“L’essenziale” n. 15, 2022), “La memoria è un ingranaggio collettivo” (“La nostra storia alla sbarra”, 2004) e tavole come “La rabbia” (2016) tratte dal mondo punk da cui proviene l’autore e che corrisponde alla sua tribù d’appartenenza –, dall’altra si accede al mondo biografico, alla vita interiore di Zerocalcare, a quella di tutti i giorni dove le angosce e le paure dell’artista raccontano in realtà la vita di tanti di noi, con il filo dell’ironia a legare tutta la sua produzione.
Chiudono il percorso i “Santi protettori”, ritratti su tela e foglie d’oro provenienti dall’immaginario mitico dell’autore, che rappresentano i tipici personaggi del suo repertorio, alcuni famosi, altri meno noti: dal T-rex a Lady Cocca del Robin Hood, dal mitico cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, all’anarchico italiano, Gaetano Bresci, fino alla coraggiosa difensora dei diritti umani Nasrin e al “Secco”, storico amico di Rech.
Icone della nostra contemporaneità, i “santi” ci raccontano, in maniera scanzonata, che gli eroi di oggi non sono solo quelli che sacrificano la propria vita con gesta memorabili ma – anche e soprattutto – quelli che combattono quotidianamente per avere un posto nel mondo.