Il Museo del Novecento apre al pubblico nel suo Spazio archivi la mostra “Da qualche punto incerto”, personale dell’artista Anna Valeria Borsari (1943) curata da Giorgio Zanchetti e Iolanda Ratti con Giulia Kimberly Colombo.
Al Museo del ‘900 la mostra di Anna Valeria Borsari
Con questo nuovo progetto il Museo conferma la propria vocazione nell’ambito della ricerca storico artistica che lo porta a indagare la complessità del Novecento. In particolare, la mostra racconta il lavoro dell’artista dalla fine degli anni Sessanta a oggi e dunque approfondisce quel periodo che è stato la culla delle sperimentazioni mediali, dalla pittura alle immagini in movimento.
Il percorso espositivo racconta il lavoro di continua esplorazione dei temi dell’identità e del rapporto tra realtà e rappresentazione, indagato attraverso la scultura, il medium fotografico, l’installazione e l’intervento nello spazio. La pratica artistica di Anna Valeria Borsari, infatti, si ispira ai suoi studi di linguistica e filosofia del linguaggio, nasce quindi al di fuori dei circuiti tradizionali e prosegue mantenendo un carattere indipendente, anche se in stretto dialogo con gli aspetti più attuali del dibattito culturale degli ultimi decenni.
“Da qualche punto incerto” offre una panoramica a tutto tondo della pratica concettuale di Anna Valeria Borsari, mettendo in evidenza come la sua sperimentazione sia stata anticipatrice di alcune esperienze, come quella della dimensione site-specific, divenute centrali per gli artisti delle generazioni successive. Il percorso della mostra segue le principali tematiche e linee di ricerca che l’artista ha approfondito con coerenza in tutta la sua attività, mostrando un dialogo tra opere distanti per datazione e tecnica, ma concettualmente affini, e presentando una nuova installazione prodotta per l’occasione.
Partendo dagli anni Settanta, nella prima sala è evidenziato il passaggio dalle serie fotografiche – con cui l’artista sancisce l’impossibilità di definire la realtà attraverso le immagini – a un campo più ampio di strumenti – pittura, installazioni e interventi site-specific – al limite tra realtà e finzione. Se in questo caso il tentativo è quello di esprimere l’accettazione e l’elaborazione della perdita dell’identità soggettiva nell’altro, il 1977 segna un’ulteriore apertura a contributi e interferenze esterne: il pubblico, spesso inconsapevole di assistere a un gesto artistico, l’ambiente naturale e urbano e gli oggetti quotidiani ricontestualizzati entrano a far parte dell’opera, alterando e talvolta giungendo a cancellare l’intervento stesso dell’artista. In questo ampio campo di possibilità e partecipazione, Borsari rinuncia in un certo senso al ruolo di unica artefice dell’opera: non cerca infatti di dominare completamente energie e situazioni da lei stessa innescate, ma si limita a evidenziarle e raccordarle in un discorso poetico.
I punti nevralgici del percorso di Anna Valeria Borsari sono ulteriormente declinati nella Sala degli archivi attraverso alcuni nuclei tematici fondamentali: la memoria, la trasformazione, la relazione e il luogo. Qui sono poste in dialogo due installazioni per restituire un ritratto più recente dell’artista e della sua posizione nei confronti del pubblico e della società. “Lotteria” è la ricostruzione di un’istallazione del 2000, una sorta di autobiografia composta di oggetti e ricordi personali, che nella versione originale veniva dispersa tramite una pesca a premi; un’indagine sulla posizione dell’artista si trova in “Da remoto”, il nuovo lavoro concepito per questa mostra. L’esposizione è completata da materiali quali inviti, fotografie e pubblicazioni.
L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto del Museo del Novecento.